L'illusionista (2010) è un film d'animazione con la A maiuscola, per stile e contenuto, non un semplice film per bambini, ma un vero e proprio film d'autore che nasconde dietro una storia affascinante.

L'illusionista è basato su una sceneggiatura inedita scritta nel 1956 dal famoso mimo, attore e regista francese Jacques Tati da cui il personaggio principale trae esplicitamente sembianze e nome. La suddetta sceneggiatura, mai sviluppata e quindi mai divenuta un film, giaceva infatti impolverata negli archivi del Centre National de la Cinématographie di Parigi, classificata come "film Tati n˚ 4", molto probabilmente scritta e conservata da parte del grande comico francese con l'intento di farne in seguito un film recitato insieme alla figlia Sophie. Lo script del film venne passato dai curatori dell'eredità di Tati a Sylvain Chomet, animatore e regista francese che con il suo primo lungometraggio animato, Appuntamento a Belleville nel 2003 conquistò pubblico e critica in patria, collezionando svariati premi e all'estero, aggiudicandosi due nomination ai Premi Oscar. Chomet ricevette lo script di L'illusionista insieme ad una precisa indicazione: per volere di Sophie doveva sviluppare un film d'animazione perché non le piaceva l'idea che un attore in carne ed ossa dovesse interpretare il ruolo di suo padre.

L'illusionista è un film privo di dialoghi, ma non per questo incapace di comunicare, anzi la scena che più mi ha colpito è quella immortalata nell'immagine soprastante. Destabilizza con irruenza e prepotenza, rompe ogni forma di equilibrio narrativo e riporta i protagonisti del racconto così come lo spettatore alla cruda realtà. Raggiunto il climax emotivo della trama ed in seguito ad una discussione il protagonista esce elegantemente di scena, ma non trovando il coraggio di salutare di persona Alice, la sua compagna di viaggio, le fa trovare in camera un mazzo di fiori e un biglietto con scritto: "I maghi non esistono". Un piccolo messaggio che porta a grandi riflessioni: l'anziano illusionista quasi annulla se stesso, per amore di Alice, un amore quasi paterno, rinuncia alla propria identità e a tutto quello a cui ha sempre creduto nella sua vita, i disillusi sogni mai raggiunti. Il mondo sta cambiando e la gente è più materialista e sempre meno crede alla magia. Il messaggio dell'illusionista è un consiglio formativo, i maghi non esistono, la magia non esiste ed infatti l'illusionista solitamente distrae lo spettatore perché il trucco c'è sempre, ma non si vede.
La storia inizia in Francia e illustra la dura carriera artistica di un anziano illusionista che non riesce mai a raggiungere il successo. I suoi spettacoli non sono più capaci di meravigliare il pubblico ormai esigente e attratto da nuove forme di intrattenimento. Un giorno, però, costretto ad esibirsi in un pub scozzese, incontra Alice, una ragazzina innocente che vive e lavora nel pub, la quale credendolo un vero mago decide di seguirlo ad Edimburgo. Trasferito nella metropoli l'uomo cercherà in tutti i modi di continuare a farla credere nella sua magia perché nello stupore e meraviglia della ragazza trova gioia, soddisfazione e persino ragione di vita nonostante i grossi sacrifici e le situazioni imbarazzanti che si troverà ad affrontare. Intanto Alice cresce, il mondo intorno cambia, ma soprattutto svanisce la curiosità e lo stupore verso la magia. Forse davvero i maghi non esistono, ma la magia si e l'opera di Sylvain Chomet lo testimonia.
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