E' giusto rinunciare ai propri sogni se si è privi di un determinato talento? E' giusto ammettere i propri limiti e riconoscere di non essere particolarmente bravi per sfuggire dalla tirannia dell'ambizione? Questi sono gli interrogativi che sorgono dalla visione del film di Stephen Frears, due interrogativi apparentemente semplici ma che celano profondità, due interrogativi e nient'altro perché il biopic sulla stonatissima cantante d'opera Florence Foster Jenkins è in realtà un filmetto mantenuto ad alti livelli solo dall'ennesima mostruosa interpretazione in carriera di Meryl Streep coadiuvata da un apprezzatissimo Hugh Grant e da un sorprendente Simon Helberg finalmente in un ruolo diverso da quello ben più noto nella pluripremiata sit-com Big Bang Theory.
Il film, che si concentra sull'ascesa al successo e sugli ultimi giorni di vita nel 1944 di Florence Foster Jenkins, un episodio particolare, di una storia particolare, di un personaggio molto particolare coma la suddetta ricca ereditiera che sognava di diventare una cantante lirica nonostante le sue scarse abilità canore e trasforma il sogno in realtà grazie al pianista Cosmè McMoon e l'attore Clair Bayfield nonchè suo marito e manager, non lascia spazio però a spunti di riflessione o discussione tranne l'univoco apprezzamento per l'interpretazione dei protagonisti e i fatidici due interrogativi iniziali che proprio perché mi toccano da vicino, più che ogni altra considerazione tecnica sul film, di seguito cercherò di rispondere.
Se si è in possesso di ingenti somme di denaro come la ricca protagonista della storia, allora sicuramente la risposta ai due interrogativi sarà negativa. La famosa cantante stonata fondò un club culturale in cui occasionalmente si esibiva al cospetto di amiche e tesserati e non riceveva mai critiche negative di persona o sui quotidiani poiché critici e giornalisti erano comprati a sua insaputa dal marito-manager. Scambio di favori e voglia di entrar a far parte del giro, omertà e ipocrisia si mescolavano nel piccolo mondo di Florence. Un mondo dorato e pacifico, un equilibrio che con il correre degli eventi viene rotto. Florence decide di incidere un suo brano su disco, un regalo di natale per i tesserati del suo club che poi finisce per essere trasmesso in radio e diventa di pubblico dominio. La ricchezza, il controllo e il potere prima esercitati diventano quasi influenti quando il brano viene letteralmente usato come mezzo di intrattenimento, di distrazione, diversamente dalle aspettative di Florence, genera ilarità, risate e divertimento. Sorprendentemente Florence Foster Jenkins riscuoterà lo stesso successo e realizzerà il suo più grande sogno quindi ricchezza, controllo e potere posso pure essere gettati all'ortiche perché la determinazione, l'ambizione, la voglia di crederci e di metterci sempre il cuore forniscono una nuova chiave di lettura, Florence inconsapevolmente fornisce una risposta alternativa al quesito iniziale: in nessun caso è giusto rinunciare ai propri sogni.
Anche io ho un grande sogno da realizzare e negli anni a causa di diverse ragioni si è un pochino affievolito e arricchito di nuove sfaccettature. La creazione di questo blog, la passione per il cinema, il desiderio di dire cosa ne penso sono magnifiche sfaccettature e sono pienamente consapevole che nessuno se non poche persone leggeranno questo articolo come il resto dei miei contenuti, che io non sia in grado di scrivere o esprimermi bene, che quello che scrivo o faccio non sia di vasto gradimento, che di cinema forse non ci capisco proprio niente, ma ho un sogno e come Florence mi ha insegnato non è giusto che ci rinunci facilmente. Citando Florence Foster Jenkins che sul punto di morte, almeno stanno al film, disse: "forse non saprò cantare, ma nessuno potrà dire che non ho cantato" vorrei concludere ricordando a me stesso che ho un sogno e che forse non sarò in grado di fare nulla, ma nessuno potrà dire che io non ho fatto nulla per realizzarlo.
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