Come già annunciato negli articoli precedenti, la mia preferenza per le trasposizioni cinematografiche di storie vere resta immutata come la più sincera riconoscenza per John Lee Hancock non nuovo nella realizzazione di biopic dopo due graditi titoli come il premiato The blind slide e il commovente Saving mr. Banks.
Essendo uno studente di economia avevo molta curiosità di guardare The founder, conoscere i retroscena sulla nascita del colosso mondiale McDonalds e da questo punto di vista le aspettative sono state soddisfatte. Ma essendo anche amante del cinema, al contrario, ho trovato la sceneggiatura priva di mordente. Nel 1950 Ray Kroc, un venditore di frullatori dell'Illinois, recandosi in California per lavoro incontra i fratelli Dick e Mac McDonald, proprietari di una catena di fast food. Kroc, comprendendone il potenziale, riesce a guadagnare una posizione all'interno della società, fino al punto di acquisirne il completo controllo, a discapito proprio dei due fratelli e creando poi un impero da miliardi di dollari.
Ma finito il film ecco che inizia tra il pubblico un lungo dibattito: si rende davvero omaggio alla memoria di un rappresentante di frullatori che con determinazione e abilità ha creato nel giro di pochi anni l'impero mondiale della ristorazione che tutti oggi conosciamo? Oppure si apprende come uno squalo negli affari ha fiutato e sbranato la preda, personificata dai fratelli McDonald proprietari di un piccolo e innovativo chioschetto specializzato nella produzione di hamburger nel brevissimo lasso di tempo di soli trenta secondi?
Inutile invece cercare aggettivi per la straordinaria performance di Michael Keaton, punto di forza della pellicola che riesce a trasmettere allo spettatore tutta la determinazione, la perseveranza del personaggio di Ray Kroc e l'apprezzatissimo lavoro fatto da Nick Offerman e John Carroll Lynch che rispettivamente interpretano Dick e Mack McDonald. Forse i due papà del fast food americano meritavano più spazio nella storia, ma di certo i due attori, solitamente impegnati in commedie, riescono a creare perfettamente empatia con gli spettatori.
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