Se mai un giorno Denis Villeneuve dovesse aprire un canale YouTube (oppure un profilo tematico su un qualsiasi social network) con l'intento di fare una sapiente divulgazione Sci-fi cinematografica, lo potrebbe intitolare "La fantascienza che ci piace", perché proprio come ha fatto con la fisica il famoso professore influencer, Vincenzo Schettini, rendendola (attraverso una superba attività di comunicazione) un po' alla portata di tutti, anche il regista e sceneggiatore canadese, quasi condividendo con il prof pugliese tale grande capacità comunicativa - in questo caso visiva - ha reso la fantascienza cinematografica a portata persino dei profani del genere. La fantascienza di Villeneuve è tangibile, perché non è astratta nella forma, ma profonda e concreta nei contenuti. Dune - Parte due è il manifesto della sua peculiarità. Un sequel credibile (come dimostrato con Blade Runner 2049 ) sotto diversi punti di vista: la trama è fedele ai romanzi di Frank Herbert (a
The greatest showman: coinvolgente, colorato, magico... Un inno all'umanità
Non avrei mai pensato nella mia vita di andare al cinema, di mia spontanea volontà, per vedere un musical e rimanerci sorprendentemente affascinato dai colori, dalle musiche, dalle coreografie, rimanere piacevolmente colpito da un film che piazzerei tra i gradini più alti di una ipotetica e personale classifica dei film più belli tra quelli visti recentemente e non credo neanche possa essere una eresia se l'ipotetica e personale classifica sia invece relativa ai film più belli dell'anno, un anno di cinema che non poteva desiderare miglior finale. Sarà che ho ancora in testa la colonna sonora e l'entusiasmo generale dell'atmosfera circense che mi ha completamente coinvolto, ma il 2017 è quasi al suo epilogo e i botti di capodanno sono stati anticipati, in sala con un vero e proprio spettacolo pirotecnico: The Greatest Showman che io ho potuto vedere in anteprima lo stesso giorno in cui debuttava in USA.
Ma questa prima opera del regista australiano Michael Gracey non è solo musiche e balletti perché al suo interno troviamo momenti più intimi e personali, storie d'amore che nascono e si sviluppano dietro le quinte, temi sociali, interpretazioni morali e motivazionali, sequenze di transizione accompagnate da musiche mai noiose che permettono di far scorrere più velocemente una trama ben strutturata che vuole raccontare la vera storia di Phineas Taylor Barnum, l'uomo che ha inventato il circo moderno, una storia ovviamente non totalmente fedele alla realtà perché come spesso accade prevale l'esigenza della spettacolarizzazione, The Greatest Showman non è un biopic ma volontariamente una opera postmoderna, quasi teatrale incarna il fascino di una produzione di Broadway, una storia che il cinema doveva conoscere e la scelta di rappresentarla in musical si è rivelata, secondo me, una mossa vincente.
Barnum è il classico esempio dell'uomo che raggiunge il successo partendo da umili origini e contando solo sulle proprie forze. Ambizioso e geniale, capace di inventarsi trovate pubblicitarie efficaci come locandine sulle bottiglie di latte o sui muri della città, capace di far passare per autentiche attrazioni cose come lo scheletro di Cristoforo Colombo o Joyce Heath una semplice anziana donna spacciata per 160enne e bambinaia di George Washington. Una figura molto vicina al moderno imprenditore, capace di incuriosire il pubblico prima che metta piede allo show, che inizia la propria avventura lavorativa nel mondo dell'intrattenimento con un piccolo museo di cere e che all'apice del successo nel 1872 gestiva un circo chiamato The Greatest Show on Earth, uno spazio con tre piste e quattro palchi che poteva contenere 20000 spettatoti. Ad incarnare l'entusiasmo e la passione di Barnum, a prestargli voce ed espressività è uno straordinario e versatile Hugh Jackman, tra i miei attori preferiti e punto di forza per la sua magnetica presenza scenica e la capacità di creare empatia con lo spettatore, giuro che appena ho terminato la visione del film, rassicurato dall'ottimismo e caricato dalla caparbietà che Jackman presta a Barnum, avevo l'intenzione, non di cantare e ballare tra i corridoi della multisala, ma di avviare una nuova e autonoma attività d'impresa, magari proprio nel mondo dell'intrattenimento.
Punto su cui dibattere, però, riguardo la controversa figura di P. T. Barnum è se davvero la sua carriera è fatta di grandiosità e fortunate intuizioni o di bassezze e puro sfruttamento. Barnum si è arricchito sfruttando le bizzarrie o le deformità dei personaggi che lavoravano per lui, oppure mettere in scena il diverso era un modo per liberarlo dai pregiudizi e trasformarlo in unicità? Sicuramente il primo messaggio che The Greatest Showmanvuole lanciarci è la bellezza della diversità che ci rende unici, il saper apprezzare se stessi e gli altri per quello che sono, essere se stessi, essere ciò che ognuno vuole essere senza i pregiudizi, le influenze, i canoni che la società impone; il secondo è che la vera ricchezza sono le persone che ci amano, una ricchezza appagante oltre ogni limite, oltre il freddo materiale denaro. Perché cercare di piacere a tutti, essere amato da gli altri quando lo sei già dalla propria famiglia?
Non solo Hugh Jackman, sotto i riflettori a condividere con il luccichio delle paillettes ci sono anche Zac Efron, Zendaya, Michelle Williams e Rebecca Ferguson un cast stellare, una colonna sonora che proprio non riesco a togliermi dalla testa, già canticchiata in doccia stamattina, autori come per tutte le musiche del film Benji Pasek e Justin Paul le stesse menti dietro le due canzoni cult di La La Land e perciò una garanzia. The Greatest Showman è un film coinvolgente, colorato e magico perfetto per le tematiche affrontate con il clima natalizio, perché proprio il giorno di Natale sarà nelle sale italiane e quindi perfetto come regalo per una coppia, due biglietti per il più grande spettacolo cinematografico di fine anno da vedere abbracciati in un musical di coccole.
👍 MI PIACE:
Le coinvolgenti musiche e la colonna sonora, impossibile restar fermi sulla poltrona; la performance di Hugh Jackman e dei suoi compagni di viaggio, la scelta del cast; l'entusiasmo e l'allegria dell'atmosfera circense; il messaggio morale, le tematiche sociali affrontate che fanno pensare, che fanno maturare in pieno clima natalizio.
👎 NON MI PIACE:
Non averlo visto in coppia abbracciato in un musical di coccole.
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