Se mai un giorno Denis Villeneuve dovesse aprire un canale YouTube (oppure un profilo tematico su un qualsiasi social network) con l'intento di fare una sapiente divulgazione Sci-fi cinematografica, lo potrebbe intitolare "La fantascienza che ci piace", perché proprio come ha fatto con la fisica il famoso professore influencer, Vincenzo Schettini, rendendola (attraverso una superba attività di comunicazione) un po' alla portata di tutti, anche il regista e sceneggiatore canadese, quasi condividendo con il prof pugliese tale grande capacità comunicativa - in questo caso visiva - ha reso la fantascienza cinematografica a portata persino dei profani del genere. La fantascienza di Villeneuve è tangibile, perché non è astratta nella forma, ma profonda e concreta nei contenuti. Dune - Parte due è il manifesto della sua peculiarità. Un sequel credibile (come dimostrato con Blade Runner 2049 ) sotto diversi punti di vista: la trama è fedele ai romanzi di Frank Herbert (a
Tre manifesti a Ebbing, Missouri: un intimo viaggio alla ricerca del perdono e della redenzione
Vorrei parlare di Tre manifesti a Ebbing, Missouri in totale libertà e crudele sincerità nello stesso stiledel film. Vorrei unirmi alla massa, alla schiera di stimati esperti o di pseudo critici cinematografici, all'illustre Hollywood Foreign Press Association per l'assegnazione di quattro Golden Globe su sei nomination alla 75ª edizione della cerimonia di premiazione svoltasi lo scorso 7 gennaio a Beverly Hills, ai complimenti, le lodi, gli applausi a fine proiezione alla 74ª Mostra internazionale del cinema di Venezia. Vorrei decantare l'ultimo lavoro di Martin McDonagh come il miglior film dell'anno e vantarmi di aver visto il film premio oscar 2018 (perché se non vince proprio il Premio Oscar come miglior film, sicuramente vincerà quello come miglior sceneggiatura originale), ma prima, per una mia esigenza di onestà intellettuale, devo andare contromano, come un salmone risalire la corrente del fiume di critiche positive che per Tre manifesti a Ebbing, Missouri si stanno letteralmente sprecandoe "manifestare" una certa perplessità, del tutto soggettiva nei confronti del film, perché appena uscito dalla sala sono rimasto un po' con l'amaro in bocca, una sensazione già vissuta dopo la visione di It di Andrès Muschietti lo scorso ottobre. Appena uscito dalla sala ho pensato: "bello ma non bellissimo" parafrasando il rapper Shade o "si poteva fare di più" per parafrasare il trio Morandi, Ruggeri e Tozzi che magari rende meglio l'idea. Credo che le cause maggiori, in questo caso, siano da imputare al montaggio del trailer forse troppo perfetto dal punto di vista tecnico, infatti, a parte i colpi di scena veri assi nella manica della trama, crea elevate aspettative ed entusiasmo, ma non lascia molto da scoprire allo spettatore in sala bruciando così le migliori sequenze e le scene di maggior coinvolgimento. Non adeguatamente pubblicizzato e accompagnato da un massiccio flusso di critiche positive il rischio di essere ingannati e percepire il film per quello che in realtà non è mi sembra elevato. Tre manifesti a Ebbing, Missouri nonè un film, ma un viaggio intimo e profondo che si presta a diverse interpretazioni e suscita sensazioni soggettive che ognuno deve provare sulla propria pelle incondizionatamente, perciò un film da guardare assolutamente poco informati, poco influenzati dal giudizio altrui, ma molto compassionevoli nei confronti dei personaggi che animano Ebbing. Nei confronti di tutti i personaggi o di qualcuno in particolare? Durante il corso degli eventi la scelta risulterà davvero ardua ed inaspettata.
Dopo aver espresso le ragioni della mia perplessità, affittando gli spazi precedenti all'interno di questo articolo come se fossero i tre manifesti posti fuori a Ebbing nel Missouri e aver fatto la mia personale provocazione, vorrei decantare anche io il capolavoro di Martin McDonagh. Tre manifesti a Ebbing, Missouri non è un film, ma un viaggio verso la propria consapevolezza del sé, la propria maturazione, la propria redenzione, lo spettatore a fine proiezione esce dalla sala diverso perché evolve insieme ai personaggi della storia che inizia in modo e termina in un altro. Inizia con il dolore di una mamma alla quale hanno ammazzato una figlia, il senso di ingiustizia di Mildred Hayes alla guida della sua auto che osserva tre cartelloni pubblicitari vuoti sulla strada verso casa e decide di affittarli per provocare, sollecitare, sfidare la polizia cittadina colpevole di non aver risolto dopo un anno il caso di omicidio di sua figlia perché occupata in futili faccende e principalmente a torturare la gente di colore. Inizia con la faccia dura, ferita, contratta di Frances McDormand che interpreta magistralmente Mildred Hayes e si evolve in direzioni del tutto inaspettate. Nessuna eccezione, ogni personaggio nel corso degli eventi subirà un destino inaspettato lo sa bene lo sceriffo Bill Willoughby (Woody Harrelson) citato sui famosi manifesti, l'infantile e mammone agente Jason Dixon (Sam Rockwell) colonna portante all'interno della pellicola. Il film inizia con toni cupi e termina con la stessa Mildred Hayes sempre alla guida della sua auto, ma sorridente e in uno stato d'animo nuovo, uno stato d'animo riscoperto, uno stato di complicità.
Quello che più mi ha impressionato di questo capolavoro, oltre il titolo lungo e alquanto suggestivo, senza dubbio è la sceneggiatura, mi piacerebbe recuperarne una copia e rileggerla ogni giorno prima di andare a dormire. Notevole la scrittura, il ritmo, la cura del dettaglio. Risulta impossibile interpretare l'anima del film, se poterlo definire una commedia drammatica o un film drammatico da ridere perché la battuta è celata in ogni dialogo, con i giusti tempi la battuta arriva quando già è pronta la successiva perciò si ride in differita, ma si ride grazie alle freddure. Anche la satira è evidente, si prende in giro il diverso, il razzismo non manca, il politicamente scorretto funziona e si ride. Insomma la sceneggiatura è davvero il pezzo forte, roba fuori di testa, ma diffido dal definire il film una dark comedy come mi è capitato di leggere, così come l'ispirazione allo stile comedy dei fratelli Coen, personalmente ho captato elementi di genere western (ad esempio la colonna sonora altra nota positiva del film) e quindi più un richiamo a Tarantino, perché il film è solo in parte questo, cioè sfrutta il contesto della dark comedy per guidare i personaggi del film e lo spettatore in modo diciamo simpatico e allegro lungo il proprio viaggio interiore. Il film è un viaggio (mi piace definirlo così) ma potrebbe anche essere definito benissimo un film politico, lo dimostra il fatto che è stato girato completamente in un'altro Stato ovvero in Carolina del nord e non in Missouri cuore della cosiddetta Trumpland, in un paesino caratterizzato da abitanti dalla mentalità chiusa e con vecchie ideologie, potrebbe far intendere che magari la provocazione dei tre manifesti nei confronti delle forze dell'ordine palesemente razziste sia solo un tassello all'interno di una provocazione molto più grande e riferita molto più in alto. Potrebbe essere interpretato indirettamente come un film politico, provocatorio e in questa ottica vincere e fare bottino pieno ai prossimi Premi Oscar, ma mi piace pensare che invece Tre manifesti a Ebbing, Missouri sia un film sociale che parli della ricerca del perdono, della redenzione e per questo che elemento cardine è il vincitore come attore non protagonista ai Golden Globes Sam Rockwell e il suo personaggio l'agente Jason Dixon il quale tra tutti è quello che maggiormente cambierà il suo status e nel quale tutti inevitabilmente si identificano.
👍 MI PIACE:
Senza dubbio la sceneggiatura ben scritta e articolata, la trama, i colpi di scena, la colonna sonora, ma soprattutto il finale che ti spiazza e ti fa riflettere. Alcune scene pazzesche e coinvolgenti come ad esempio il lancio di molotov verso la caserma, il lancio dalla finestra dell'agente pubblicitario e soprattutto le lettere dello sceriffo. Amo i personaggi perfettamente caratterizzati e strutturati perché la storia è originale ma essi sembrano avere vita propria, le loro sfaccettature, i loro inaspettati destini, l'interazione e il rapporto che si crea tra lo sceriffo e Mildred. Il cambiamento di ruoli che i personaggi subiscono: paradossalmente Mildred Hayes da vittima con la provocazione dei cartelloni viene vista come un nemico dagli abitanti di Ebbing che si schierano dalla parte dello sceriffo, l'umanità che Woody Harrelson trasmette al suo personaggio, la violenza che la polizia esercita come maschera per coprire le proprie paure, la forza di volontà e il coraggio di una donna qualunque, in un paese qualunque, niente di particolarmente straordinario ma capace comunque di rovesciare come un calzino l'intero paese. Tutto questo rientra nella bravura e il talento messo in scena e al nostro servizio dal regista irlandese e della prova recitativa non solo dei tre attori protagonisti ma dell'intero cast.
👎NON MI PIACE:
La perplessità che il trailer genera come ho già spiegato e il mancato riconoscimento per il lavoro interpretativo di Woody Harrelson con qualche premio o statuetta.
Seguitemi su Instagram, Twitter o sulla nuova pagina Facebook per conoscere altre curiosità ed essere sempre aggiornati sui nuovi contenuti di IfilmchevedeDario.
Commenti
Posta un commento