Se mai un giorno Denis Villeneuve dovesse aprire un canale YouTube (oppure un profilo tematico su un qualsiasi social network) con l'intento di fare una sapiente divulgazione Sci-fi cinematografica, lo potrebbe intitolare "La fantascienza che ci piace", perché proprio come ha fatto con la fisica il famoso professore influencer, Vincenzo Schettini, rendendola (attraverso una superba attività di comunicazione) un po' alla portata di tutti, anche il regista e sceneggiatore canadese, quasi condividendo con il prof pugliese tale grande capacità comunicativa - in questo caso visiva - ha reso la fantascienza cinematografica a portata persino dei profani del genere. La fantascienza di Villeneuve è tangibile, perché non è astratta nella forma, ma profonda e concreta nei contenuti. Dune - Parte due è il manifesto della sua peculiarità. Un sequel credibile (come dimostrato con Blade Runner 2049 ) sotto diversi punti di vista: la trama è fedele ai romanzi di Frank Herbert (a
Black Panther: come stravolgere le regole di un cinecomic
Mi piace immaginare due anziani pensionati di nome Marvel e DC che ogni mattina, dopo aver passato qualche ora ad assistere i lavori di un qualsiasi cantiere, si danno appuntamento a Central Park e seduti ad un improvvisato tavolino proseguono una interminabile e avvincente partita a scacchi iniziata chissà quanti anni addietro. Una sfida strategica infinita, con regole diverse perché decise da ogni fumetto disegnato, prodotto e distribuito negli anni, una scacchiera con pezzi diversi da quelli che tutti noi conosciamo perché presieduta ai due lati del quadrato di gioco non da una fila di pedoni che difendono il re e la regina, ma dai personaggi, dai supereroi fino ad oggi inventati. Mi piace immaginare Marvel e DC come due signori anziani in pensione perché i fumetti metaforicamente sono oggi in pensione e hanno ceduto il posto ai loro adattamenti cinematografici, la sfida di sempre assume una nuova forma, gli scacchi oggi sono sostituiti da un mazzo di carte e i due rivali cercano di adattarsi al cambiamento. Nuove richieste, nuove esigente, nuove tecnologie, Marvel mischia le carte e si aggiudica il primo punto grazie a Thor Ragnarok, più divertimento e musicalità le nuove regole per un cinecomic vincente. Risposta convincente quella eseguita subito dopo da DC che mischia nuovamente il mazzo di carte e grazie anche alla elegante bellezza di Gal Gadot volto di Wonder Woman pareggia il conto, toni più leggeri e coreografiche scene di lotta, un film di donne per donne e non solo, una rivincita di genere, un punto per DC, un pareggio oggi già superato da Marvel grazie a Black Panther che stravolge le regole del gioco.
Dopo quarant'anni dalla sua prima apparizione fumettistica, all'interno del numero 52 di I fantastici quattro, anche l'universo cinematografico Marvel presenta Black Panther all'interno di Captain America: Civil War. Una breve apparizione, ma sufficiente per suscitare interesse verso una figura alquanto misteriosa e affascinante. Se in Civil War, il wakandiano si unisce alla fazione capitanata da Tony Stark solo perché in cerca di vendetta dopo la morte del padre, nel film a lui dedicato, attualmente al cinema, il giovane africano T'Challa erede del titolo di re torna appunto in Wakanda per assumere il comando, nella immaginaria regione nordafricana più ricca e tecnologicamente avanzata, un luogo surreale protetto e nascosto all'occhio umano, un angolo di mondo futuristico radicato nelle tradizioni, economicamente indipendente grazie ai giacimenti di vibranio (metallo indistruttibile creato da Stan Lee, lo stesso che forma lo scudo di Captain America).
Le cose sembrano andare per il verso giusto finché non si presenta al cospetto del trono un vecchio nemico di nome Erik Killmonger, abitante di Wakanda esiliato in America con la sua famiglia per aver sostenuto l'invasore Ulysses Klaue.
Ho subito amato Black Panther già dalla sua prima apparizione cinematografica in Civil War, ho subito apprezzato il suo essere un antieroe, una figura atipica nel mondo dei supereroi che siamo abituati a vedere. Nel capitolo conclusivo della trilogia su Captain America, la pantera nera è in cerca di vendetta, nel film a lui dedicato invece non sfrutta al massimo il suo potenziale e l'azione e lo spettacolo visivo che le scene action dovrebbero generare, troppo limitate alla sequenza girata in Sud Corea e nello scontro finale in parte già anticipate dal trailer, cedono a favore dell'aspetto politico, monarchico dell'erede al trono di Wakanda. T'Challa ha le qualità di un eroe, ma deve affrontare decisioni e prendere scelte difficili, la differenza fra eroe e cattivo sta nel come si decide di usare i propri poteri, verso quest'ottica vira la trama a mio parere ben strutturata e perfettamente credibile.
Apprezzabile anche l'aspetto spirituale del nostro eroe concepito come una creatura capace di proteggere dagli spiriti maligni, almeno stando alle intenzioni di Stan Lee e Jack Kirby, considerati veri pionieri avendo creato un supereroe di origine africana già nel 1966 quando in molti Stati americani la segregazione razziale era ancora una realtà, in un periodo in cui "papà Marvel" stava studiando le culture indigene e i loro totem. Un contesto politico e sociale che con le giuste proporzioni rispecchia la situazione attuale americana, per questo è il momento giusto per Black Panther, il mondo oggi è pronto per un supereroe di colore, per un cinecomic con un cast composto prevalentemente da attori di colore che si unisce ad un coro di rivendicazione già avviato lo scorso anno ai premi Oscar e che si rinnova grazie anche ad altre pellicole uscite e viste recentemente al cinema. Il cast è composto prevalentemente da attori di colore, ma anche da donne, attrici dalla forte identità, energia e carattere come il premio Oscar Lupita Nyong'o, Danai Gurira, Angela Bassett e Letitia Wright. Lo stesso regista Ryan Coogler in una intervista ha dichiarato che è arrivato il momento di riconoscere l'importanza del ruolo delle donne, l'influenza che hanno nella nostra società, secondo il regista bisognerebbe condividere ogni immaginario non solo con esse ma con ogni altro tipo di nostra controparte, gay o chiunque faccia parte della comunità LGBT, comprendendo anche credenze religiose, differenze culturali e sociali, per questo motivo il linguaggio usato in Wakanda è chiamato Xhosa, una lingua parlata in Sud Africa e scelto su suggerimento di Chadwick Boseman, l'attore protagonista nelle vesti di Black Panther, in omaggio a Nelson Mandela. Aspetti questi che vanno oltre la semplice scazzottata finale, la suggestiva lotta contro un rinoceronte fatto di vibranio o un pirotecnico inseguimento su auto futuristiche, aspetti che gli effetti speciali non sarebbero in grado di trattare, aspetti che contribuiscono al successo e alla favorevole accoglienza che il nuovo capitolo prodotto dai Marvel Studios sta riscuotendo. Per questi motivi caro lettore, se sei un genitore, ti consiglio di non portare il tuo bambino ad assistere a Black Panther, come ho potuto anche costatare di persona in sala rischierebbe di annoiarsi, distrarsi o disturbare, magari concediti due ore e mezza per te stesso, anche se devo dire che proprio un bambino seduto dietro di me appena finita la visione del film ha esclamato: "mamma... un film notevole!".
👍 MI PIACE:
Prima di tutto la trama, se non sbaglio non ci sono riferimenti su Erik Killmonger nei fumetti perciò se la storia è stata creata ad hoc allora è perfettamente credibile, Michael B. Jordan è incredibilmente figo, ad un certo punto quando Killmonger rivendica il trono di Wakanda ho fatto il tifo per lui infondo è legittimato al trono peccato che poi casca nei soliti luoghi comuni: non è chi sei ma cosa fai che ti qualifica e Killmonger usa tutti i suoi poteri in modo egoistico.
La sequenza iniziale nella quale si vede la navicella attraversare i fantastici e suggestivi paesaggi africani per entrare a Wakanda, sembra quasi una citazione, complice la bellissima colonna sonora, alla sequenza iniziale del capolavoro disney Il re leone, quasi un passaggio dal naturalistico regno di Simba al futuristico mondo di Tron: Legacy. I fantastici tramonti africani e la riflessione che scaturiscono, ovvero quanta bellezza in risorse naturali l'Africa possiede e conflitti o guerre civili ne impediscono il godimento. Il cast in generale, ma in particolar modo l'interpretazione di Andy Serkis finalmente con le sue sembianze naturali, ovvero senza motion capture, nella scena del confessionale mi è sembrato quasi di sentirli dire: "ti prego non uccidere Gollum!".
👎 NON MI PIACE:
Il personaggio della pantera nera non è perfettamente caratterizzato, il film riprende dalle vicende già viste in Captain America: Civil War e non approfondisce molto sulle sue origini o sulla storia di Wakanda, inoltre considero il film non adatto ad un pubblico troppo giovane, i toni e i dialoghi sono seriosi e i tentativi di inserimento di un qualsiasi tipo di battuta o gag risultano inutili ricadendo nella banalità. Seguitemi su Instagram, Twitter o sulla nuova pagina Facebook per conoscere altre curiosità ed essere sempre aggiornati sui nuovi contenuti di IfilmchevedeDario.
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