Esistono due categorie di persone: i fan della saga di Star Wars e chi non ha mai visto un film di Star Wars ed io che finora gli ho visti tutti tra trilogia originale, prequel e sequel obbligatoriamente rientro nella prima categoria di persone quindi non potevo perdermi l'uscita in sala del più atteso tra gli spin-off dell'universo contraddistinto da battaglie spaziali fatte a suon di spade laser creato esattamente quarantuno anni fa dal maestro George Lucas. Un film molto atteso Solo: A Star Wars Story poiché racconta le origini di uno, se non il più amato personaggio della saga, l'antieroe per eccellenza reso celebre e popolare dall'immenso Harrison Ford e per questo molto difficile da realizzare, al contrario del precedente spin-off in cui è stato più facile sfuggire dalle grinfie della critica creando da zero storia e personaggi, in Solo: A Star Wars Story il personaggio protagonista è una vera e propria icona cinematografica e la beffa di cadere nel non credibile a causa pure di un minimo dettaglio è sempre dietro l'angolo, ma Ron Howard che ha esperienza da vendere regge bene la pressione e se magari sotto alcuni aspetti delude i fan più sfegatati, a mio parere riesce ad realizzare un film molto piacevole.
Solo: A Star Wars Story ha la libertà e l'intelligenza di inserirsi comodamente all'interno del mito cinematografico e di poter esser visto anche da chi non ha mai visto un film di Star Wars come un piacevole film di avventura, azione o genere fantascientifico del tutto indipendente e abbastanza credibile. Questo è un aspetto che ho subito notato nel lavoro di Ron Howard oltre alle sequenze action già proposte dai primi minuti e predominanti per tutta la durata del film, le gag, i colpi di scena e la crescita personale e diciamo professionale del scapestrato Han da giovane scartato dall'Accademia di volo a famoso e abile contrabbandiere grazie o a causa di crudeli insegnamenti del mestiere da parte del suo mentore Tobias Beckett, amicizie improbabili con droidi o creature aliene come il Wookiee di nome Chewbecca e amore non convenzionalmente corrisposto dalla misteriosa Qi'ra.
Il titolo stesso del film, però, ci ricorda che Solo è una storia di Star Wars e quindi risulta davvero molto difficile non fare riferimenti alla saga cinematografica più amata e longeva della storia. Se è vero che il film potrebbe anche risultare un piacevole action movie a tutti gli effetti la trama senza nessun seppur minimo riferimento alle avventure viste negli ultimi quarantuno anni rimane fine a se stessa, pensandoci bene non avrebbe senso l'episodio sull'origine del nome Solo, l'incontro e l'instaurarsi dell'amicizia con Chewbecca, l'interazione con "l'amico" Lando, ma soprattutto l'acquisizione della famosa astronave Millennium Falcon. Se devo essere sincero dei quattro principali riferimenti citati ne ho apprezzato tre, inebriato da un nostalgico entusiasmo ho accolto con il sorriso l'incontro con Chewbe, l'entrata in scena di Lando Calrissian ma non la sua uscita di scena e vedere il Millennium Falcon e la sua particolare struttura e suggestiva cabina di comando, nonché apprendere come Han Solo ne entra in possesso è stato davvero un soave piacere. Poco credibile l'origine del nome Solo, ovvero l'episodio che vede protagonista l'unico italiano presente nello spazio sconfinato che lavora al reclutamento per l'Impero Galattico, ispirato e molto simpatico trasforma un aggettivo nel cognome più famoso dell'universo, mi aspettavo molto di più, così come speravo di conoscere il passato del protagonista che viene saltuariamente citato e non sviscerato a dovere poiché già dai primi minuti Solo ha un'età adulta seppur giovane.
A proposito dei personaggi, Chewbe è Chewbe e non si discute, Han Solo è interpretato da Alden Ehrenreich che ha fatto un buon lavoro imitativo di Han Solo interpretato da Harrison Ford soprattutto in alcune movenze e posizioni plastiche e mimiche facciali, ma Alden Ehrenreich non è Harrison Ford perciò il suo Solo tende a mostrarsi diverso da quello che tutti i fan conoscono e questo non è un difetto perché Ehrenreich ci deve mostrare come Solo era da giovane, scapestrato, sognatore, ambizioso, innamorato e ingenuo come non lo si è mai visto, una nota negativa che ho notato è che la crescita e la maturazione del personaggio lungo la durata del film, in termini di narrazione tre anni, non è graduale ma repentina, ovvero si passa dall'ingenuo ragazzo al furbo e crudele farabutto nel finale. Positivo è il mentore doppiogiochista di Han, personaggio interpretato dall'impeccabile Woody Harrelson, attore che in qualsiasi ruolo o film ci sta sempre bene e il signore del crimine interpretato da Paul Bettany, al contrario non adeguatamente rispettato è il personaggio di Lando quasi ridicolizzato nella sua uscita di scena nonostante la buona interpretazione di Donald Glover che rende il personaggio credibile poiché similare all'interprete della trilogia originale Billy Dee Williams, mentre ho fatto molta fatica ad accettare il personaggio di Qi'ra, il suo legame con l'Impero senza nessun riferimento o citazione alle opere passate e anche la sua crescita e mutazione personale/professionale repentina è poco credibile, così come la scelta molto pubblicitaria dell'attrice Emilia Clarke, una interprete che ammiro e che i fan di Il Trono di Spade amano, ma proprio per il suo viso dolce impossibile da odiare e accettare nel ruolo e nella posizione che nel finale assume. In conclusione direi che anche grazie alle ambientazioni non è difficile immedesimarsi e rivivere il mito di Star Wars e se l'attesa del piacere essa stessa è piacere, l'attesa di Solo: A Star Wars Story e i futuri capitoli del franchise essa stessa è Star Wars perciò lunga vita a Star Wars e gloria nei secoli ad Han, Chewbe e al Millennium Falcon.
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