"L'unica regola del viaggio è non tornare come sei partito" tra le tante frasi, citazioni e aforismi sul viaggio, ho scelto questa scritta dalla poetessa canadese Anne Carson per iniziare un nuovo articolo, una nuova tipologia di articolo che voglio proporre a voi lettori, un nuovo articolo che non cambia, però, nel contenuto perché in realtà non ho da raccontare nessun viaggio fatto di persona se non quello affrontato dai protagonisti degli ultimi film che ho visto. Viaggiare non significa semplicemente raggiungere una meta fisica, credo che il viaggio per Anne Carson sia una metafora di vita, una esperienza che conduce ad un mutamento o una maturazione interiore, condivido pienamente questa visione e per questo motivo che ho scelto le sue parole per introdurre la mia personalissima classifica dei migliori film incentrati sul tema del viaggio.
Le filmografie che abbracciano il tema del viaggio sono immense così le ho ridotte concentrando l'attenzione su tutti i film di viaggi, tratti da storie vere, trasposizioni di romanzi biografici, ma soprattutto per rimarcare meglio il concetto e la visione esperienziale del viaggio metafora di vita, catalogati sotto l'etichetta con la scritta "trekking" (escursione) perché sicuramente chi torna da un viaggio fatto senza l'utilizzo di mezzi di trasporto, camminando per migliaia di chilometri su percorsi duri e dissestati non è mai la stessa persona che è partita, lo sforzo fisico necessariamente deve essere supportato da un adeguato lavoro mentale, a volte dall'aiuto della fede o della spiritualità, il mutamento alla fine del percorso sarà completo e questo Cheryl Strayed, ad esempio, lo sa bene.
Cheryl Strayed è la protagonista interpretata da Reese Witherspoon in Wild, film del 2014 diretto da Jean-Marc Vallée, trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo biografico Wild - una storia selvaggia di avventura e rinascita scritto dalla stessa Cheryl Strayed. Proprio la visione di Wild mi ha ispirato per scrivere questo articolo perché il film che ho sempre voluto vedere, la straordinaria avventura di Cheryl non è una storia isolata, Wild mi ha portato alla mente un'altro film: Into the wild, uno dei miei preferiti, un'avventura in un certo senso similare che dopo una curata ricerca su internet è diventata similare ad altre dodici storie perché i film realizzati sul trekking sono ben quattordici, ben eterogenei nel genere contando anche horror come Rituals il trekking della morte cronologicamente il primo realizzato a riguardo nel 1977 oggi considerato un cult del sotto-genere slasher, ma che non fu accolto benissimo dalla critica, una sorta di rifacimento tendente appunto all'horror di Un tranquillo weekend di paura oppure il più recente film canadese Backcountry di Adam MacDonald che solo vagamente si ispira alla disavventura vissuta a causa di un incontro ravvicinato con un feroce orso dal giovane Mark Jordan nell'Ontario settentrionale nel 2005. Dal 1977 al 1997 passano venti anni di silenzio, poi è la commedia a ispirare nuovamente la realizzazione di un film sul trekking come Les Randonneurs film francese con protagonisti cinque escursionisti a spasso sulle montagne della Corsica oppure l'ultimo realizzato nel 2015 A spasso nel bosco, un biopic con un ispiratissimo Robert Redford nei panni del giornalista e scrittore americano Bill Bryson che nel diario Una passeggiata nei boschi narra umoristicamente la sua avventura avvenuta nel 1998 attraverso il sentiero degli Appalachi, nel mezzo anche due documentari realizzati nel 2013: 6 vie per Santiago sul noto pellegrinaggio verso il Santuario di Santiago di Compostela e Manakamana sui pellegrini che viaggiano sulla funivia Manakamana in Nepal, ma sono le storie vere, ovvero le trasposizioni cinematografiche di romanzi biografici che maggiormente mi appassionano e ispirano a classificarli valutandone il valore, l'impegno e le motivazioni dell'impresa, ovvero il reale viaggio realizzato dai protagonisti, la messa in scena e il coinvolgimento emotivo.
#5 127 ORE
James Franco è l'alpinista statunitense Aron Ralston nel film 127 ore diretto dal Premio Oscar Danny Boyle. Aron amante del trekking e del biking nel 2003 all'età di 27 anni rimase intrappolato in un Canyon dello Utah, ma anche se il viaggio non è il tema centrale della pellicola almeno inteso in senso fisico, ho inserito il film tra le prime posizioni di classifica per il viaggio interiore, intimo e solitario che il ragazzo affronta comunque durante la sua escursione nel Blue John Canyon dello Utah. Un viaggio profondo tra ricordi, miraggi e confessioni del ragazzo ben messe in scena, con inquadrature claustrofobiche in sequenze emotivamente coinvolgenti soprattutto in quelle della scelta obbligata dall'istinto e dalla voglia di sopravvivenza di amputarsi il braccio destro per potersi liberare dal macigno. Il cambiamento di Aron Ralston dopo il fatidico episodio non è solo fisico, lo stesso Aron lo spiega nel libro autobiografico Between a rock and a hard place.
#4 TRACKS - ATTRAVERSO IL DESERTO
Ho visto Tracks - attraverso il deserto in lingua originale e senza i sottotitoli in italiano, nonostante la mia minima preparazione in lingua inglese per fortuna i dialoghi sono ridotti all'osso così sono riuscito a captare le linee guida del film diretto da John Curran nel 2013. Se è vero che "Less is more" in Tracks non solo i dialoghi ma anche i flashback utilizzati per la costruzione e la scoperta del personaggio principale ovvero Robyn Davidson sono minimi, ma tali da non snaturalizzare e rendere meno credibile la storia, ovvero le ragioni e le motivazioni che spingono la scrittrice australiana ad attraversare nel 1977 il deserto australiano. Più spazio viene riservato all'ambientazione, i paesaggi, le interazioni con popoli indigeni, le difficoltà dell'attraversata fatta rigorosamente a piedi per 2700 Km, partendo da Alice Springs con la compagnia di quattro dromedari, il suo fedele cane e saltuariamente dal fotografo del National Geographic Rick Smolan, fino ad arrivare all'Oceano Indiano, avversità fisiche e gioie emotive, soprattuto alla visione del mare riportate dalla stessa Robyn Davidson nel libro autobiografico Orme e messe in scena in un film che vede come protagonisti la splendida Mia Wasikowska e Adam Driver.
#3 WILD
La storia di Cheryl Strayed è forse quella che meglio di tutte evidenzia e sostiene la visione del viaggio come metafora di vita, l'escursione estrema di oltre 4000 chilometri lungo il PCT (Pacific Crest Trail) dal deserto del Mojave fino al ponte degli Dei nello Stato di Washington intrapresa da Cheryl all'età di 26 anni è soprattutto un viaggio di scoperta e formazione, alla ricerca di se stessi e di un senso nella vita, dopo un divorzio, la perdita della madre e la dipendenza alla eroina, la ricerca di un equilibrio, una stabilità diventa una necessità urgente che si traduce in vita nuova. Le motivazioni che spingono Cheryl Strayed sono ben evidenziate e fatte percepire allo spettatore attraverso flashback, citazioni e voce narrante nel film realizzato nel 2014 da Jean-Marc Vallée con delicato rispetto di quanto la stessa Cheryl ha scritto nel libro autobiografico Wild - una storia selvaggia di avventura e rinascita. Reese Witherspoon è perfetta nei panni di Cheryl Strayed e a rendere tutto molto più emozionante ci pensa la stessa Cheryl che partecipa alle riprese dietro le camere come consulente e davanti con un cameo, invece a indossare i panni di Cheryl bambina è la sua vera figlia che non avendo mai conosciuto la sua vera nonna interagisce e crea una palpabile empatia con l'attrice Laura Dern che interpreta la giovane mamma di Cheryl.
#2 IL CAMMINO PER SANTIAGO
"la vita non si sceglie, si vive" in queste parole si nasconde il senso del film più spirituale tra quelli che ho visto e classificato per questo articolo. Spiritualità e nobiltà nella motivazione che spinge Tom Avery ad intraprendere il pellegrinaggio verso Santiago di Compostela partendo dalla Francia attraversando tutta la Spagna fino alla fine del mondo, una storia che non poteva passare inosservata alla penna dello scrittore irlandese Jack Hitt che racconta in On the road: a modern-day walk down the pilgrim's route into Spain il suo cammino fatto rigorosamente a piedi per oltre 800 Km assieme appunto al protagonista del film Il cammino per Santiago e altri due pellegrini stranieri conosciuti lungo il percorso. I flashback usati sono davvero minimi in un film quasi documentaristico realizzato nel 2010 da Emilio Estevez figlio dell'attore americano Martin Sheen che nella pellicola interpreta proprio suo padre Tom Avery, personaggio scorbutico, schivo, ferito che alla fine del viaggio non sarà più la stessa persona, che alla fine del viaggio avrà degli amici nuovi e sarà una persona nuova perché capirà che il cammino per Santiago lo si affronta per se stessi, senza altre motivazioni seppur nobili come quella di voler cospargere le ceneri del proprio figlio defunto il primo giorno di pellegrinaggio verso Santiago. Tom diventerà un cittadino del mondo oltre che apprendere la differenza fra la vita che si vive e quella che si sceglie di vivere.
#1 INTO THE WILD
La storia di Christopher McCandless è quella che più mi affascina, per molti è incomprensibile, per altri è una guida seppur estrema verso una vita pura, libera, selvaggia. L'avventura di Chris divide il pubblico, fa discutere, fa riflettere. Subito dopo la laurea in scienze sociali il giovane e benestante Christopher McCandless decide di donare tutti i suoi risparmi, abbandonare amici e famiglia e senza lasciare più tracce intraprendere un viaggio lungo due anni attraverso gli Stati Uniti fino al raggiungimento delle terre sconfinate, estreme e selvagge dell'Alaska. Fuggire dalla società consumista e capitalista, da una vita che ti viene imposta di vivere senza scelta, fare quello che la società ti chiede di fare, fuggire dalle inquietudini e oppressioni di una vita urbana verso la ricerca dell'essenza, della verità, della felicità che il ragazzo influenzato e spinto anche da un cattivo rapporto con la propria famiglia e le letture di poesie e romanzi di autori anticonformisti, troverà proprio nella natura incontaminata dell'Alaska. Affascinati dalla sua storia, dal personaggio e dalla sua avventura sono anche lo scrittore Jon Krakauer autore di Nelle terre estreme e l'attore e regista Sean Penn che dal suddetto romanzo biografico realizza il film Into the Wild sorretto da una messa in scena magistrale, un cast eccezionale e una colonna sonora di Eddie Vedder emotivamente coinvolgente. Il film ha il pregio di saper spiegare al meglio le motivazioni che spingono il ragazzo ad intraprendere il viaggio a piedi più lungo, duro e incredibile, un viaggio verso l'essenza della vita, un viaggio formativo e chissà quanto di maturazione interiore perché purtroppo Christopher dal suo viaggio non farà mai ritorno.
"C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso. Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale"
Christopher McCandless
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