Il 18 febbraio 1988 in via della Magliana 253l, nella zona popolare della Magliana Nuova a Roma, nel quartiere Portuense, si consumò uno tra gli omicidi più cruenti nella storia della cronaca nera italiana, quello che tutti ricordano come il "delitto del Canaro". Ecco, appunto, una macabra pagina di cronaca nera che a distanza di trent'anni ritorna a fare notizia, rinfresca la memoria o gela il sangue magari a chi nel 1988 non era ancora nato e non ha mai sentito parlare di "er Canaro". I tragici fatti della Magliana oggi ritornano relativamente a fare notizia, attraverso nuovi mezzi di comunicazioni, nuove forme e contenuti perché al "delitto del Canaro" si ispira il film Dogman di Matteo Garrone, una pellicola distribuita nelle sale cinematografiche, in concorso lo scorso maggio al festival di Cannes, apprezzato e accolto positivamente nonché vincitore del Prix d'intrepretation masculine a Marcello Fonte il protagonista principale del film; il "delitto del Canaro" ritorna a fare notizia, ma questa volta positivamente per il nostro paese perché Dogman è stato selezionato per rappresentare l'Italia ai Premi Oscar 2019 nella categoria miglior film in lingua straniera.
Il film di Matteo Garrone si ispira appunto al delitto del Canaro, ma la sottile linea di confine tra finzione e realtà passa per la scelta ponderata del regista romano di camuffare i nomi dei protagonisti così da poter discostarsi, col procedere e svilupparsi della trama, dai tragici fatti della Magliana a favore di inevitabili esigenze di spettacolarizzazione cinematografica. Così se nella realtà dei fatti "er Canaro" è Pietro De Negri, soprannominato in questo modo poiché toelettatore di cani e la sua vittima l'ex pugile dilettante Giancarlo Ricci, in Dogman il toelettatore di cani si chiama semplicemente Marcello, come il nome del suo interprete Marcello Fonte, mentre la vittima interpretata da Edoardo Pesce viene nominato semplicemente Simone. Il film non dedica molto spazio al personaggio di Simone che fin da subito viene percepito come prepotente e aggressivo, enfatizza i suoi gesti e non giustifica i suoi comportamenti, è un criminale ed un ex pugile dilettante dal fisico enorme e statuario che quasi esce dalle inquadrature soprattutto se confrontato con il mite e piccolo Marcello. Al contrario il film esamina le diverse sfumature del personaggio di Marcello e il suo strano rapporto masochistico con Simone perché come nella realtà il primo riceveva spesso angherie, violenze ed umiliazioni dall'ex pugile senza mai ribellarsi, anzi continuava sempre la sua frequentazione. Nome diverso e diversa caratterizzazione, dalla ricostruzione dei fatti di cronaca si evince che Pietro De Negri è un pregiudicato e cocainomane, ma che con Giancarlo Ricci, oltre ad avere un rapporto come già spiegato alquanto strano, era complice di furti e altri piccoli reati, dalle immagini dei giornali e telegiornali il volto di De Negri non crea lo stesso affetto empatico del volto anti cinema di Marcello Fonte, un volto qualunque dalle espressioni mimiche singolari, esaltato dalle inquadrature strette trasuda di realismo, una delle chiavi del successo di Dogman passa da qui. Marcello nella sua bottega oltre a prendersi cura degli amici a quattro zampe spaccia cocaina, di certo non viene disegnato come un santo eppure agli occhi dello spettatore risulta davvero difficile non schierarsi dalla sua parte, voler prendere le sue difese dalle prepotenze e violenze di Simone.
Da vittima, Marcello si trasforma in carnefice, in Dogman non si fa mai cenno a disturbi o instabilità mentali del "Canaro" e per esigenze cinematografiche il suo omicidio fortunatamente non viene fedelmente riprodotto. Simone viene fatto entrare in una gabbia per cani con la scusa di preparare una rapina ad uno spacciatore che sarebbe entrato presto nella bottega, ma seviziato e torturato per ore finisce per conoscere la morte. Il messaggio che potrebbe passare è il senso di giustizia privata che nasce e si nutre in Marcello che per coprire Simone dopo una rapina al negozio vicino alla sua bottega, con lo scopo di ricevere una importante somma di denaro proveniente dal bottino, trascorre persino un anno in carcere. Scontata la pena Marcello ritrova difficili condizioni di vita, persino gli affari vanno male, nel suo violento e ingiustificabile gesto c'è tutta la disperazione, la rabbia e il desiderio di vendetta verso chi insensibilmente gli ha rovinato la vita. Marcello è un cane che non abbaia, ma morde, l'esempio di chi subisce nella vita ingiustizie senza reagire e rispondere, accumula dentro e poi esplode, il film di Garrone mostra quanto può essere pericolosa l'esasperazione umana.
Dogman è l'emblema del paradosso: selezionato per rappresentare l'Italia ai Premi Oscar 2019 nella categoria miglior film in lingua straniera è un film che paradossalmente ha i dialoghi ridotti al minimo indispensabile, un film privo di musica, un film nel quale a comunicare è il linguaggio del corpo e le espressioni facciale ben evidenziate, le dinamiche, i fatti e le ambientazioni. Non so se Dogman possa davvero vincere l'Oscar, ma di certo sarà molto apprezzato dagli amici amanti del cinema d'oltreoceano perché il film di Matteo Garrone è un film d'autore di estremo realismo che si evince nella recitazione e ambientazione, mostra ovvero decide di mostrarsi proprio per come gli americani ci vedono, evidenziando punti che abbiamo in comune con alcune loro realtà: la vita di periferia, la vita al limite ed oltre il limite della legalità, il senso di giustizia privata e la vendetta.
Il "delitto del Canaro", invece, si è concluso con la condanna a De Negri di ventisei anni di carcere, ma dopo averne scontate sedici venne scarcerato perché ritenuto detenuto modello, dopo un disguido con la stampa decise di ritirarsi e non parlare più con nessuno, le sue ultime parole a proposito di paradossi, sono state: "Vorrei essere dimenticato!", ancora oggi con l'uscita del film di De Negri e Ricci se ne parla ancora, ma questa è un'altra storia.
Potrebbero interessare:
Seguite il mio profilo instagram o la nuova pagina Facebook per conoscere altre curiosità.
Commenti
Posta un commento