Frontiera: linea di confine, linea immaginaria, linea tangibile e invalicabile, terra contesa, terra ambita e desiderata, terra di tutti e di nessuno, teatro di scenari inquietanti per potenti o deboli spettatori, palcoscenico per poveri figuranti e ricchi interpreti protagonisti di storie che Taylor Sheridan ha saputo ben descrivere nelle sue sceneggiature e che a distanza di un paio di anni da I segreti di Wind River, film da lui scritto e diretto, torna a trattare sotto la direzione del regista italiano Stefano Sollima in Soldado.
A tutti gli effetti Soldado è il sequel di Sicario, un sequel che onestamente il film di Denis Villeneuve non necessitava, ma di forte attrazione per via del nome scritto sotto la voce director su quella iconica sedia fatta in legno e tela posta dietro la camera da presa che a questo giro corrisponde a Stefano Sollima regista tanto stimato e apprezzato anche oltreoceano soprattutto per il lavoro svolto in Gomorra - la serie, nostro connazionale quindi oggi orgoglio del cinema italiano.
Sollima riceve da Villeneuve una eredità pesante, ma il successo riscosso da Sicario non scopone il regista italiano che riesce ad imprimere il proprio stile mantenendo toni cupi ed un alto livello qualitativo. La trama di Soldado è completamente indipendente dal precedente titolo, quasi non è comprensibile la collocazione temporale dei fatti, se accadono appunto dopo o prima quelli accaduti in Sicario. Se nel film di Villeneuve il tema centrale è il traffico di droga, merce preziosa trafficata dai cartelli messicani oltre il confine sviluppato attraverso gli occhi azzurri della protagonista Kate Macer, ovvero Emily Blunt agente del FBI che dopo una delicata operazione per porre fine al narcotraffico al confine americano-messicano viene trasferita in una task force diretta da Matt Graver e il misterioso Alejandro caratterizzata da doppi giochi, giustizie personali da regolare e colpi di scena finali, in Soldado all'interno di una trama molto più articolata e complessa i temi trattati sono invece il traffico di esseri umani, ma anche la piaga dei baby soldati e la minaccia terroristica, quest'ultimo tema a mio parere poco attinente e mal sviluppato soprattutto come input narrativo se associato alle realtà della moderna frontiera americana. Punti di partenza di Soldado sono gli ingenti mezzi messi a disposizione di Sollima, le armi, le esplosioni, la violenza che in Sicario era quasi lasciata all'immaginazione dello spettatore qui viene esplicitamente mostrata. Sollima si rapporta alla violenza in modo differente perché è diretto e senza scrupoli opta per l'utilizzo della camera fissa sulla violenza, una violenza che violenta lo spettatore, ma che allo stesso tempo riesce a dipingere il film con assoluto e potente realismo.
Alla base di Soldado ci sono soprattutto i personaggi ereditati da Sicario, personaggi appunto non creati da zero, ma già esistenti e ben definiti che si evolvono e compiono percorsi individuali separati all'interno sempre di un'opera corale. Sollima si inserisce in un contesto ambientale cinematografico già precedentemente creato con estrema intelligenza e umiltà, viene incontro ai suggerimenti del suo cast e parte dalla ricca esperienza degli interpreti principali. Esempio principale è rappresentato dal personaggio di Alejandro interpretato da Benicio Del Toro davvero al centro dell'intreccio narrativo. L'uomo più misterioso e silenzioso del precedente film mostra un lato umano inedito che esce quando decide di non seguire più gli ordini ma il cuore, discutibile se la scelta che prende sia giusta o meno, così come le conseguenze da pagare, di certo il viaggio che intraprende al fianco della piccola Isabela Reyes, interpretata da Isabela Moner una vera rivelazione, infatti è tra le note positive la sua convincente interpretazione, ben presto da disperato tentativo di passare la frontiera si trasforma in un percorso interiore verso la propria redenzione o perdono (così sembrerebbe, ma non ne sono così tanto sicuro). Il personaggio rancoroso e in cerca di vendetta sembra quasi che da un momento all'altro possa pronunciare: "Vienet' a piglia' o perdono" parole care a Sollima, parole scandite perché i dialoghi in Soldado convincono grazie a battute ben scritte ed efficacemente poste al momento giusto come la conclusione di questa recensione in cui pistola alla mano destra e indice della mano sinistra sul grilletto, citando una battuta del film che farà storia o semplicemente finendo per imitare e fare ricorso al repertorio lessicale televisivo dello chef Antonino Cannavacciuolo, sparando all'impazzata vi scrivo: "Adios".
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