Fornire una valutazione oggettiva su Robin Hood - l'origine della leggenda di Otto Bathurst è davvero molto difficile poiché questa nuova e moderna versione cinematografica sul principe dei ladri meglio di ogni altro film di genere si presta esclusivamente ai gusti personali dello spettatore. L'intenzione di modernizzare e rendere contemporaneo un eroe classico è molto chiara, ma la situazione sembra quasi sfuggire di mano e diversamente da quanto ben fatto da Guy Ritchie con Sherlock Holmes o King Arthur, in Robin Hood il tentativo di una rivisitazione in chiave ultra action e moderna si trasforma a tutti gli effetti nella realizzazione quasi di un cinecomic in stile Marvel o DC, con il fuorilegge di Nottingham trasformato in un moderno supereroe con il più banale dei super poteri ovvero la smisurata ricchezza del principe Robin, uno status sociale che non desta sospetti e permette la doppia vita del protagonista che di notte ruba a chi riscuote le tasse e di giorno mangia e beve con le persone più odiate ovvero i ricchi, un movente di vendetta e un lato sentimentale causa di debolezze e distrazioni.
La prima considerazione da fare è che Robin Hood - l'origine della leggenda è una origin story sviluppata a livello narrativo attraverso il cosiddetto "viaggio dell'eroe" e mostra una versione inedia del personaggio di Robin Hood diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere e concepire nella storia del cinema. Il Robin Hood interpretato oggi da Taron Egerton si discosta ampiamente per linguaggio, ambientazione, costumi e acrobazie dai sui predecessori cinematografici interpretati, solo per citare gli ultimi, da Russell Crowe o Kevin Costner. Ma oltre che dal punto di vista strettamente visivo e quindi tecnico, dal design e dalle sequenze action, il Robin Hood di Otto Bathurst si differenza soprattutto per via dell'angolazione del tutto contemporanea dedicata al personaggio, che non solo agisce come una spia che si muove all'interno del sistema per poi distruggerlo, ma si propone come un eroe all'interno di un mondo specchio della nostra società contemporanea perché se Robin Hood vivesse ai nostri giorni avrrebbe davvero molto lavoro da fare per via, statistiche alla mano, di un divario sempre più largo tra chi è molto ricco (solo l'1%) e il resto della popolazione. Dopo il suo impegno nelle Crociate Robin decide di tornare a Nottingham per scoprire che è drasticamente cambiata, infatti lo sceriffo ha creato un nuovo sistema sociale, anche senza il suo consenso poiché dal fronte sono giunte notizie della sua morte, i più poveri sono costretti a vivere fuori dalle mure della città, i ricchi risiedono sicuri in centro, si ubriacano e prosperano mostrandosi al popolo in tutta la loro ipocrisia, si potrebbe interpretare un implicito riferimento allo stato attuale delle cose di molti paesi del mondo.
Per queste ragioni lo spettatore prima della visione del film si ritrova davanti ad un bivio, da un lato c'è una strada ovvero un approccio al film che suggerisce di dimenticare la storia e il personaggio di Robin Hood per poter godere di un film d'azione ed avventura piacevole, coinvolgente già dai primissimi minuti, ricco di battute d'effetto, una colonna sonora avvincente, una buona performance interpretativa ad esempio di Jamie Foxx nel ruolo di Little John, lo stesso Taron Egerton o Jamie Dornan nel ruolo di Will Scarlet, l'attore riconoscibile anche con una folta barba è impegnato nel lungo processo di disintossicazione almeno per il pubblico dal personaggio di Christian Gray a suo malgrado famoso nell'immaginario cinematografico collettivo. Ma se da un lato questo approccio permette di godere di un piacevole film non privo però di difetti quali sequenze d'azione e dinamiche politiche poco credibili, eventi che si sviluppano troppo in fretta, una storia d'amore forzata e un finale che si trasforma prima nel videogioco di Assassin's Creed, quel primo capitolo ambientato nella Terra Santa durante la Terza Crociata, poi in una azione di protesta ad opera dei Black Bloc, oltre la piega da cinecomic che il film prende, dall'altro lato del bivio c'è una strada credo buia e contorta che non permette un approccio al film senza prendere in considerazione la storia o la figura di Robin Hood, una strada che vista la mia poca competenza a riguardo ho evitato di intraprendere, ma che un amante e appassionato di storia al contrario percorrendola potrebbe ritrovandosi al traguardo estremamente deluso, ma non ci metterei la mano sul fuoco perché questo tipo di approccio è quello che come ho anticipato si presta ai gusti personali dello spettatore. Bivio o non bivio alla fine del percorso interpretativo, ovvero della visione di Robin Hood - l'origine della leggenda resta solo una certezza o meglio la speranza che da chiunque si desti la volontà di realizzare un sequel.
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Ciao! Non so se faranno un sequel, visto gli incassi molto bassi... ma vedremo ;)
RispondiEliminaciao! Speriamo di no ahahahah
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