
Se lo scorso 6 gennaio Glenn Close si è mostrata alquanto sorpresa, sentendo pronunciare il suo nome associato al Golden Globe per la miglior attrice in un film drammatico, di certo chi ha visto The Wife - vivere nell'ombra di Björn Runge, al contrario quasi se lo aspettava perché oggettivamente l'interpretazione della sette volte candidata ai Premi Oscar è semplicemente straordinaria. I suoi magnetici occhi chiari, l'imperturbabile espressione messa in risalto da giochi di messa a fuoco e inquadrature strette, il lavoro di mimica facciale permettono a Glenn Close di comunicare anche senza parlare e visto che il film ha per protagonista una coppia di scrittori, per rimanere in tema di caratterizzazione di personaggi letterali, Joan Castelman, ovvero il personaggio interpretato dall'avvocatessa di Attrazione fatale del 1987 o la Marchese Isabelle de Merteuil di Le relazioni pericolose del 1988, senza dubbio è il personaggio reso più intimo e sfaccettato. Avvolto da un velo di mistero, sedizione e sovversione verso l'ambiente politico e sociale maschilista degli anni '20, Joan Castelman è un personaggio forte, che funziona perché più cerca di farsi da parte, più prepotentemente occupa la scena, una figura femminile alla quale molte spettatrici potrebbero immedesimarsi abbastanza facilmente, innamorata e devota al marito rinuncia alle proprie ambizioni e a piacevoli riconoscimenti per il bene comune del nucleo familiare.
Ma, anche se certe inquadrature in determinate sequenze hanno l'esplicito intento di focalizzare l'attenzione sul personaggio interpretato da Glenn Close, ad esempio lasciando fuori dal campo visivo i volti di altri personaggi i quali però possono essere solo ascoltati all'interno di un dialogo con l'attrice protagonista, The Wife non è altro che un viaggio intimo, tra sacrifici, sopportazioni e sentimenti mascherati, un viaggio temporale, tra ricordi e flashback lunghi quarant'anni di matrimonio, ma soprattutto un viaggio fisico verso Stoccolma della moglie di Joe Castleman, il più grande scrittore di tutti i tempi invitato in Svezia con la sua famiglia per ritirare una della massime onorificenze, ovvero il premio Nobel per la letteratura.

The Wife - vivere nell'ombra è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo scritto nel 2003 da Meg Wolitzer, la sua sceneggiatura, scritta Jane Anderson l'ho trovata tecnicamente impeccabile, almeno dal punto di vista narrativo, ha una scrittura così lineare, ordinaria e scolastica da risultare priva di mordente e poco emotivamente coinvolgente. I personaggi vivono all'interno di un cerchio narrativo arricchito da buoni e funzionali flashback, la storia parte da un punto, i protagonisti sono passeggeri seduti su di un aereo in volo con un determinato umore e terminano la loro vita narrativa nello stesso punto, passeggeri seduti su di un aereo in volo, ma con umore completamente diverso e arricchiti dentro di esperienza, quella che hanno aquisito lungo il viaggio, un circolo narrativo e temporale nel quale si esaurisce l'intera storia.
Al contarrio di Joan Castelman i personaggi secondari non sembrano molto funzionare e persino lo stesso premio Nobel Joe Castleman, nonostante la buona interpretazione di Jonathan pryce, sembra non avere un'ottima caratterizzazione cinematografica, ma d'altronde anche l'Academy ha optato per candidare il film in corsa ad una sola statuetta, quella per la miglior attrice protagonista. Glenn Close domenica 24 febbraio per vincere l'ambito e inseguito premio dovrà vedersela tra le altre soprattutto con Olivia Colman, la regina Anna nel film La Favorita, ma se potessi, consiglierei di preparasi un buon e conciso discorso di ringraziamento perché al Dolby Theatre di Los Angeles non sono ammesse facce sorprese.
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