"Le persone che fanno un mestiere che contempla il giudizio del pubblico, per la mia esperienza, sono spesso fragilissime. Basta una critica per metterle al tappeto e una parola buona per portarle in paradiso per un po'"
Non lo faccio di mestiere (purtroppo), ma scrivo recensioni che pubblico saltuariamente sul web, giudico l'operato artistico altrui e spesso, allo stesso tempo, mi sento anche giudicato per quel che scrivo. È vero, basta una buona parola del pubblico (di un lettore nel mio caso) per portare colui che svolge un lavoro che contempla il giudizio altrui in paradiso, lo posso capire e perciò in qualche modo mi sono identificato anche io nelle parole esclamate dal fumettista Gianni Pacinotti, in arte Gipi, che nel film Il ragazzo più felice del mondo, oltre a essere il regista e sceneggiatore (ruolo, questo, condiviso con Gero Arnone) interpreta se stesso.
La mia esperienza suggerisce che di un film non si può dire tutto, analizzare ogni suo aspetto risulterebbe alquanto difficile, se non impossibile, considerando soprattutto il limite di parole da utilizzare che mi sono autoimposto di rispettare per non perdere l'attenzione e l'interesse del lettore. È necessario crearsi una propria prospettiva durante la visione di un film, porsi domande e cercare risposte tra le sequenze che scorrono sul grande schermo nonché giungere a conclusioni interpretative da mettere continuamente in discussione. Per facilitare questa attività, ovvero lo sviluppo di una personale prospettiva, è utile concentrarsi sugli aspetti del film che più si percepiscono vicini alla propria sfera emotiva e personale. Per questo ho deciso di focalizzare l'attenzione solo su determinati aspetti di Il ragazzo più felice del mondo, quelli che più ho apprezzato perché percepiti e assimilati in prima persona, tralasciando quelli, a mio parere, negativi per rispetto verso un mestiere ritenuto "fragile". La fragilità è caratteristica peculiare di chi rimette al giudizio altrui i risultati del proprio operato, di chi è in cerca d'ispirazione e chi ha la necessità di raccontare storie perché vive nelle storie che racconta, vive per raccontare storie e racconta storie per vivere.
"C'è un momento bellissimo: quando ti rendi conto che hai una storia stupenda da raccontare"
La storia che Gipi ha deciso di raccontare nel suo terzo lungometraggio è molto interessante tanto dal punto di vista del contenuto quanto nella forma. Nasce da una sorprendente scoperta fatta su facebook, esattamente leggendo un post pubblicato nel 2017 da un suo collega fumettista. In particolare, la foto di una lettera ricevuta da un fan, niente di tanto strano tranne che è identica nella struttura, nel nome e nell'indirizzo del mittente ad una lettera che lui stesso ha ricevuto nel 1997 quando ancora non era famoso e lavoricchiava per una piccola casa editrice. Il fan si dichiara adolescente, così come lo si è sempre dichiarato negli ultimi vent'anni perché in seguito si scopre che la stessa lettere è stata inviata a numerosi disegnatori e fumettisti italiani, inoltre, sempre con all'interno un francobollo e un cartoncino poiché la richiesta che viene fatta pervenire al destinatario, il suo artista preferito, è un disegno che lo renderebbe il ragazzo più felice del mondo.
Il ragazzo più felice del mondo è una storia incredibilmente vera, messa in scena attraverso la forma di un finto documentario che non nasconde di essere anche una commedia dalla forte comicità toscana. Il documentario si trasforma ben presto in un road movie, quando Gipi con la sua troupe, formata per fare le riprese e composta da amici che interpretano il ruolo di se stessi (Gero Arnone, Davide Barbafiera e Francesco Daniele), ovvero un disoccupato, un musicista, un appassionato per le magliette rosa e un cameraman del quale nessuno ricorda il nome, decidono di recarsi a casa del fan, affittando un pullman e invitando a partecipare alla missione tutti i disegnatori e fumettisti coinvolti in questa assurda storia. Cosa ha davvero in mente Gipi? Cosa farà quando si ritroverà faccia a faccia con il fan davanti l'uscio della sua abitazione? Come potrà reagire il fan?
Il viaggio che i protagonisti intraprendono non è soltanto un viaggio fisico verso l'abitazione del fan, ma è anche metafora di un viaggio all'interno di strade buie e pericolose come quelle del web. Gipi sviluppa una trama con un discreto climax emotivo, attraverso un gioco metacinematografico alterna realtà e finzione, momenti divertenti e di scherzo a momenti di forte romanticismo ed evocazione, propone diversi punti di riflessione allo spettatore, ma soprattutto veicola un messaggio di amore e generosità: vuole recarsi a casa del finto fan adolescente per consegnarli il disegno che tanto ha desiderato. Le nobili intenzioni di Gipi sono uno spiraglio di luce in un cielo nero, fatto di nuvole cariche di cattiveria, la stessa che viaggia sul web, fatta da persone che pur non conoscendolo attaccano l'autore sul piano personale e professionale. Gipi nonostante tutto conserva e rispetta la privacy del fan, la generosità e la gentilezza intrinseca nel suo gesto risulta essere l'arma più potente per combattere l'ingiustificata violenza virtuale alla quale tutti oggi siamo esposti. Forse Gipi ha capito il segreto per essere il ragazzo più felice del mondo o forse non ho capito niente io del film e in tal caso mi merito di vedere l'esplicito La vita di Adelo.
VOTO: 3 STELLE!
Seguitemi su Instagram, Twitter o sulla nuova pagina Facebook per conoscere altre curiosità ed essere sempre aggiornati sui nuovi contenuti di IfilmchevedeDario.
Commenti
Posta un commento