Tranne Piero Bagnardi, del gruppo comico I Comisastri e qualche altro volto familiare presente nel pubblico, per me, poco prima dell'inizio dell'evento erano tutti "perfetti sconosciuti". Poi, però, dopo aver finalmente sistemato l'impianto audio e video in tempi record, tutti prendono comodamente posto e una luce posizionata in alto si accende, come se fossimo in un antico teatro, il sipario (immaginario) si apre per dare vita allo spettacolo. Prende la parola Gianluca Vurchio, il sindaco di Cellamare (ridente comune in provincia di Bari) e il consigliere al turismo e spettacolo Angela Deflorio, dopo è il mio turno, sono consapevole di non dover rubare molto tempo, ma chi mi conosce lo sa, quando un film mi entusiasma rischio di diventare logorroico. Così, dico qualcosa in più, ma sembra che non sia abbastanza per un'analisi approfondita di Perfetti Sconosciuti, capolavoro del 2016 di Paolo Genovese.
Potrei far riflettere riguardo la provocazione dalla quale nasce il soggetto del film, la forza dei dialoghi e della sceneggiatura scritta dal regista romano Paolo Genovese assieme ai colleghi Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello, parlare del formidabile lavoro interpretativo, quasi teatrale, svolto da un cast ben amalgamato, formato da attori provenienti tanto dal cinema d'autore quanto dal mondo televisivo, in un mix di toni comici e amari. Potrei parlare delle influenze stilistiche, la commedia degli equivoci o fatta ad episodi, in un formato 2.0, ovvero diverse storie che si svolgono contemporaneamente, si intrecciano e convergono verso la cena che i protagonisti decidono di organizzare. Potrei spiegare che la parola chiave di Perfetti Sconosciuti è la parola "fiducia", ovvero il concetto di fiducia, intesa verso il proprio partner, i propri pseudo amici o verso se stessi, potrei illustrare le implicazioni legali e psicologiche dovute dalla mancanza o dall'eccesso di fiducia, delle sotto trame che il film vincitore di due David di Donatello nasconde, ovvero temi discussi, condivisibili o discutibili riguardo la gestione del rapporto con i propri figli (soprattutto se adolescenti), suoceri, l'omosessualità, il cyber sesso, la tutela della privacy o la minacciosa ascesa dei cellulari, ormai considerati la scatola nera della nostra esistenza. Potrei fornire qualche deliziosa curiosità, ma decido di optare per una presentazione del film cinica e coincisa, in linea con i toni e lo stile che solitamente adotto nelle recensioni che scrivo, ma soprattutto spero di trasmettere e infondere entusiasmo, lo stesso che provo dal momento in cui ho accettato l'invito a partecipare come ospite alla prima edizione del "Cinema nel Castello".
Poco prima dell'inizio dell'evento, per me, erano tutti "perfetti sconosciuti", poi, però, ho preso la parola, il pubblico mi ascolta attento, risponde annuendo e sorride, ad un tratto un clima intimo e familiare mi avvolge, nella suggestiva location del centro storico cellamarese mi sento a casa.
Contribuisce, ovviamente, alla buona riuscita della serata un film che in realtà non ha neanche bisogno di presentazioni. Dopo, un applauso spontaneo nasce mentre sullo schermo scorrono i titoli di coda, qualcuno si avvicina per complimentarsi come se il film fosse mio, resto interdetto, ma allo stesso tempo lusingato. Tra circa un mese il blog festeggia tre anni di vita, la passione per il cinema qualche anno in più. Mi piace pensare che l'invito a partecipare come ospite alla prima edizione del "Cinema nel Castello" sia una sorta di premio per il lavoro svolto fino ad oggi, un riconoscimento allo studio, alla dedizione e all'entusiasmo dimostrato in questi anni.
Una splendida serata cinematografica si conclude nel pieno rispetto delle norme anti covid: mascherina e distanziamento, ma solo fisico perché Cellamare è una comunità molto unita. Poco prima dell'inizio dell'evento, per me, erano tutti "perfetti sconosciuti", ma alla fine sono andato via salutando un nuovo gruppo di amici.
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