Conoscete quella storia del toast imburrato che se vi sfugge dalle mani cade sul pavimento sempre dal lato farcito? L'uscita di Mulan, nuovo live-action Disney, a dir poco turbolenta, mi ha fatto venir in mente la legge di Murphy, secondo la quale se qualcosa può andare male, andrà male e il film di Niki Caro come il toast imburrato è in caduta libera verso il pavimento, impotente di fronte alla forza degli eventi e l'inesorabile legge di Murphy. L'uscita del film, nei cinema, prevista in primavera (in pieno lockdown) viene prima rimandata di qualche mese a causa pandemia mondiale e in seguito a data da destinarsi. Per ragioni lecite e condivisibili, ma allo stesso modo alquanto discutibili, il film viene reso disponibile dal 4 settembre sulla piattaforma streaming Disney+, ma solo attraverso un accesso vip, ovvero solo con un pagamento di un costo aggiuntivo (ed eccessivo poiché quasi il quadruplo del prezzo di un singolo biglietto che potrei pagare nei cinema della mia regione, l'equivalente del prezzo che pagherebbe una famiglia di quattro persone) di 21,99 euro per ogni schermo che lo apre, anche per chi al servizio streaming è già abbonato.
Senza fare distinzioni, abbonati e non abbonati a Disney+ possono diventare vip come Liu Yifei. L'attrice, cinese naturalizzata statunitense, che nel live-action, trasposizione del classico Disney del 1998, interpreta proprio Mulan è stata, lo scorso anno, al centro di varie critiche e polemiche, dopo aver espresso, attraverso il più famoso social network cinese, il suo supporto alla polizia di Hong Kong, mentre le proteste contro la legge sull'estradizione si trasformavano in manifestazioni represse violentemente dalla suddetta polizia. Furono subito indetti appelli al boicottaggio di Mulan da parte del noto attivista Joshua Wong che il giorno dell'uscita del film (il 4 settembre) è tornato a farsi sentire, anche con l'appoggio di studenti e giovani attivisti thailandesi e taiwanesi che nonostante stiano manifestando contro il loro governo, hanno deciso di unirsi alla causa di Wong che su Twitter scrive: "Questo film esce oggi. Ma poiché la Disney si inchina a Pechino e poiché Liu Yifei sostiene apertamente e con orgoglio la brutalità della polizia a Hong Kong, esorto tutti coloro che credono nei diritti umani a #BoycottMulan".
Joshua Wong avrà pure le sue buone ragioni per esortare la gente a boicottare il film, ma è giusto specificare che Liu Yifei ha espresso via social il suo sostegno alla polizia di Hong Kong dopo che un giornalista, che durante una manifestazione indossava una maglietta con la scritta "sostegno alla polizia", è stato brutalmente picchiato e che il film è accondiscendente, ma non di certo perché la Disney si inchina alla Cina, alla volontà delle autorità cinesi o per fini filogovernativi, piuttosto il live-action di Mulan è accondiscendente verso un mercato economico cinese, potenzialmente lucroso, non ancora del tutto conquistato e scettico verso il brand di Topolino.
Mulan è un po' come il cavallo di Troia, esteticamente poco occidentale, strizza l'occhio ai gusti e le preferenze cinematografiche del pubblico asiatico per espugnare e conquistare sempre più quote di mercato. Intorno a questo perverso concetto nascono le domande e le perplessità riguardo l'ultimo lavoro della regista neozelandese Niki Caro, nonché l'analisi del film e l'inevitabile confronto con l'originale d'animazione.
Perché realizzare rifacimenti di film del passato? Qual è la necessità di realizzare un remake? Cosa lo spettatore desidera vedere o deve aspettarsi da un live-action? Certo, non è una questione di carenza di idee, per autori, creativi e professionisti intellettuali l'ispirazione o l'idea per un nuovo film è sempre dietro l'angolo, nel caso di Mulan parliamo del rifacimento di un film d'animazione che nel 1998 fu un vero flop in oriente, la Disney fu addirittura accusata di appropriazione culturale a causa di alcuni aspetti del film considerati troppo occidentalizzati. La tendenza degli ultimi anni di realizzare remake in live-action, ovvero con attori reali, si può tradurre nel tentativo di cambiamento o adeguamento ai tempi che mutano di questioni e aspetti, dei film del passato, non più presentabili oggi. Mulan come Aladdin, Maleficent o Dumbo viene realizzato rispettando principi di correttezza e rispetto culturale, così la storia della ragazza guerriera che si traveste da uomo per sostituirsi al padre e rispondere alla chiamata alle armi per difendere la Cina dall'invasione degli Unni assume più realismo e toni molto più seri, infatti viene ripulita dalle gag, dalle battute, dalle famose canzoni e dagli aspetti più controversi del film d'animazione: viene epurato il draghetto Mushu a favore di una fenice, spirito guida inviato dagli antenati, con il quale però Mulan non crea interazione e modificata la storia romantica che viene resa meno esplicita, allude anche all'omosessualità, ma al contrario del film originale, non è tra Mulan e il generale Li, ovvero un suo superiore, ma tra la protagonista e un compatriota dell'esercito imperiale, un uomo a pari livello.
Le linee guida sono ben marcate e il film è coerente nel rispettarle per tutta la sua durata, le parole chiave di Mulan sono: realismo, rispetto culturale e stampo femminista. Il cast è composto completamente da attori asiatici. Colore, scenari panoramici e riprese a campo largo, i notevoli richiami al cinema tradizionale e classico cinese si alternano a primi piani in stile Kurosawa e nelle scene d'azione nelle quali gli attori volano letteralmente o effettuano armonie o coreografiche lotte, al genere cinematografico Wuxia, in pieno stile La foresta dei pugnali volanti o La tigre e il dragone.
Mulan finché si finge un uomo non può raggiungere la pienezza del suo "chi", perché non può rispettare i tre valori che un vero guerriero deve possedere, ovvero lealtà, coraggio e sincerità. Come si evince nel prologo il padre le chiede di limitare il suo "chi" poiché lei è una donna e per dare onore alla sua famiglia deve impegnarsi ad essere una brava moglie. Mulan accetta il compromesso per dedizione alla sua famiglia, ma mentre nel film d'animazione questo viene dato per scontato, nel live-action così come avviene anche in Aladdin di Guy Ritchie, in cui viene concesso spazio narrativo ai pensieri di Jasmine che rivendica la parità di sesso pretendendo la possibilità di diventare un sultano o di scegliere il principe da sposare, Mulan si pone le stesse domande sul proprio posto all'interno della società e richiede la possibilità di poter scegliere il proprio marito, senza affidarsi al rito della mezzana. Mulan in battaglia si dimostra al pari degli uomini, ma il film vive anche sul parallelismo di due donne chiamate entrambe streghe. Mulan per le sue capacità atletiche e combattive, per la forza del suo "chi" è considerata una strega dalle malelingue del suo villaggio, Xian Lang, invece, è una strega a tutti gli effetti poiché usa la stregoneria. Mulan e Xian Lang sono due donne, due profili di femminismo all'antipodi, du esempi di parità di genere.
La legge di Murphy avrà pur esercitato la sua valenza normativa in sede di uscita e distribuzione del film, ma Mulan è finalmente disponibile per la visione, seppur esclusivamente in streaming e qui subentra, al netto dell'analisi fatta, il proprio gusto e giudizio cinefilo. Personalmente, quando vedo un live-action, preferisco notare poca differenza dal film originale, anzi mi diverte vedere come vengono realizzate certe scene iconiche, entrate talvolta nell'immaginario comune. Tralasciando la delusione provata nel constatare l'assenza assoluta delle canzoni (ero già pronto e preparato a cantare Farò di te un uomo, la mia canzone preferita del classico del 1998), oggettivamente il film, nel complesso, non mi ha tanto entusiasmato. Lento e a tratti noioso, sbrigativo e narrativamente forzato in altri momenti, basti pensare alla scioltezza con la quale si svolge una delle scene più emotivamente coinvolgenti del classico Disney, ovvero la sofferta scelta presa da Mulan di sostituirsi al padre, la difficile nottata che affronta per tagliarsi i capelli e rubare armatura, spada e cavallo di famiglia mentre i suoi genitori dormono. Una scena dal forte simbolismo, completamente omessa da Niki Caro.
Il nuovo film ispirato all'antica leggenda cinese di Hua Mulan soffre, principalmente, della debolezza dei suoi personaggi, poco caratterizzati: al contrario del film originale viene concesso poco spazio narrativo ai soldati reclutati dall'esercito imperiale per cui lo spettatore ha poche nozioni per poterli tanto riconoscerli quanto identificarli, dopo Mulan forse è il personaggio di Bori Khan il più caratterialmente completo, ma se è possibile conoscere il suo passato e comprendere le intenzioni che lo spingono ad imporsi al comando dell'invasione degli Unni, al contrario, incomprensibile è la vita narrativa, nonché le intenzioni che muovono all'interno della trama il personaggio della strega Xian Lang.
Non tutti i mali vengono per nuocere, così la mancata uscita di Mulan nelle sale cinematografiche, mi dispiace per gli incassi della Disney, ma quasi la considero una fortuna. Ho visto il film e ho subito immaginato un bambino o una bambina che si reca al cinema, magari trascinando con se amici o familiari, con chissà quali aspettative verso il rifacimento in live-action di un classico Disney amato, una principessa Disney atipica. Mi sono immedesimato in quel piccolo spettatore e ho provato un forte senso di delusione perché in primis mi sono sentito fuori target, ovvero Mulan non mi è sembrato un film per famiglie, abbastanza pesante da sopportare per un giovane spettatore, inoltre perché ho pensato, seduto sul divano di casa, che non solo il prezzo per la trasmissione streaming è eccessivo, ma che la semplice visione di un film, soprattutto un film così atteso, è triste se non comprende l'esperienza complessiva che solo la magia della sala può regalare, ma visto il risultato finale del prodotto, tiro un sospiro di sollievo perché la magica atmosfera si sarebbe subito rovinata.
VOTO: 2 STELLE!
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