"Io amo molto le seconde chance"
Il preside Forbes, interpretato da John Daniel Evermore in Palmer (2021), non è l'unico a cui piacciono perché le seconde occasioni le amiamo tanto anche noi, appassionati di cinema che in ogni film che ci capita di vedere, riusciamo a distinguerle ed interpretarle, ognuno a suo modo, che siano esplicite o implicite persino nelle storie più fantasiose o fantascientifiche. Spinta emotiva per animi romantici, testardi avventurieri o per incurabili ottimisti, per chi vive di soli inizi e ama il lunedì, per chi scrive la lista dei buoni propositi all'alba di un nuovo anno, mese, settimana o giorno. Le seconde chance sono il seme della retorica che germoglia, invece, in chi è riuscito a coglierle al balzo e si pronuncia dicendo: "Le cose belle accadono quando meno te lo aspetti, bisogna saperle aspettare", "bisogna toccare il fondo per poter risalire" oppure "non importa quante volte cadi, ma quante volte ti rialzi". Frasi fatte, motivazionali e di forte ispirazione per chi in un determinato momento ne ha bisogno, ma allo stesso modo frasi di una banalità disarmante come la trama del nuovo film diretto da Fisher Stevens.
Eddie Palmer (Justin Timberlake) esce di prigione e torna nel paese in cui è nato, in Louisiana. L'unico familiare disposto ad ospitarlo è sua nonna Vivian che in cambio di una camera fatta su misura alle sue esigenze chiede solo un passaggio in chiesa la domenica mattina. Palmer (così vuole essere chiamato) si procura un modesto lavoro da tuttofare nella scuola elementare, ma l'incontro con i suoi vecchi amici pian piano farà apparire spaventosi fantasmi dal passato.
Una trama scontata e banale, la più classica storia di redenzione: il protagonista è un ex detenuto che per quanto si impegni a non ripetere gli errori commessi in un momento antecedente alla storia che viene messa in scena, inevitabilmente dopo l'incontro e scontro con il suo passato (soltanto raccontato in questo caso), tenderà a commetterli nuovamente.
Il nuovo film originale Apple Tv+ non sfrutta al meglio le potenzialità di un interessante soggetto e le aspettative della sceneggiatura scritta da Cheryl Guerriero apparsa nella Black List 2016 (indagine annuale sulle sceneggiature apprezzate ma non ancora prodotte), in primis perché raggiunge e consuma il climax narrativo con scarso coinvolgimento e impatto emotivo.
Prevedibile anche l'introduzione del personaggio di Sam (Ryden Allen), elemento caratterialmente in opposizione con il protagonista in questione, ma utile per creare la consueta coppia da grande schermo: inaspettata, ma ben assortita. Nonna Vivian è solita ospitare nella sua abitazione un bambino di nome Sam, il figlio della vicina, una tossicodipendente che spesso è via di casa per giorni interi. Tra Palmer e la sua personale redenzione si pone come un ostacolo il piccolo Sam. I due protagonisti, sui quali si concentra la maggior attenzione della sceneggiatura perché sono gli unici caratterialmente completi, intraprendono un importante e statico viaggio di cambiamento morale, emotivo e caratteriale.
Se da un lato Palmer continua a dimostrarsi un film scontato anche a causa dell'introduzione dell'immancabile figura femminile che si unisce alla coppia protagonista durante il loro percorso di crescita, la bella e simpatica maestra di Sam interpretata da Alisha Wainwright, apparentemente non affine, ma che con Palmer condivide un passato misterioso e vede in lui la sua personale seconda occasione per instaurare il tanto desiderato e stabile rapporto di coppia, dall'altro lato il film di Fisher Stevens sa essere inaspettatamente meno banale e scontato quando diventa inclusivo (secondo i nuovi canoni hollywoodiani) attraverso la costruzione e la caratterizzazione del personaggio di Sam.
Cresciuto senza una figura maschile di riferimento e una madre assente, Sam sogna di diventare una principessa, anziché un supereroe, gioca con le bambole, insieme alla sua amica del cuore si diverte a servire il tè alle cinque del pomeriggio e alle prestazioni sportive delle squadre di football preferisce le performance artistiche delle cheerleaders a bordo campo. Sam prima di incontrare Palmer (da ragazzo un apprezzatissimo quarterback) non è mai stato ad una partita di football e adora le principesse perché sono disegnate sul suo zainetto, un regalo fatto da sua madre. Non percepisce distinzioni di genere, neanche per quanto riguarda l'abbigliamento, non è cosciente su cosa sia giusto o sbagliato in generale. Sam è ingenuo, effeminato e credulone, non è consapevole della propria identità sessuale, ma soprattutto è in pericolo nel contesto ambientale in cui vive, vittima indifesa di un gruppo di bulli.
Palmer completa il suo percorso di redenzione quando acquista un senso di responsabilità nei confronti della maestra Maggie Hayes e del piccolo Sam. Per Palmer redenzione vuol dire seconda chance e responsabilità non ripetere gli errori commessi in passato e impedire che anche le persone a lui vicine possano commetterli, ma soprattutto proteggere Sam, fisicamente dai bulli del quartiere e moralmente da se stesso perché paradossalmente Sam completa il suo percorso di cambiamento non cambiando nulla di se stesso. Non esiste il giusto o il sbagliato finché si è felici e in pace con se stessi.
Non vengono concesse seconde chance ai personaggi secondari del film, tra tutti Shelly la mamma di Sam (Juno Temple), al contrario, solo per rivedere l'ottima prestazione interpretativa di un Justin Timberlake mai visto così cupo in tutta la sua carriera cinematografica, una seconda chance di visione a Palmer la potrei anche concedere, ma soprattutto mi sento di concedere una grandissima seconda, terza e quarta occasione alle prossime produzioni originali della piattaforma streaming di casa Apple, piacevolmente scoperta da poco e già ricca di contenuti interessanti.
VOTO: 2 STELLE!
Seguitemi su Instagram, Twitter o sulla nuova pagina Facebook per conoscere altre curiosità ed essere sempre aggiornati sui nuovi contenuti di IfilmchevedeDario.
Commenti
Posta un commento