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Sound of metal: analisi e recensione del film di Darius Marder con Riz Ahmed disponibile su Prime Video
Per i non udenti una vibrazione può fornire importanti informazioni. Una vibrazione può essere percepita attraverso il tatto, come viene suggerito da una delicatissima scena di Sound of Metal girata in un parco giochi, nella quale il protagonista Ruben Stone, interpretato dall'attore e rapper inglese Riz Ahmed, battendo a ritmo sullo scivolo di una piccola giostra per bambini riesce a far percepire la canzone, ovvero una sorta di musicalità ad un ragazzino sordo. Una vibrazione può essere percepita attraverso un impianto cocleare, una sorta di orecchio artificiale elettronico capace di "ingannare" il sistema nervoso, ovvero il nervo acustico, inviando percezioni uditive a persone con sordità profonda, come lo stesso Ruben Stone che non era sordo dalla nascita, ma ha perso irreparabilmente l'udito in un momento particolare della sua crescita personale e professionale.
Ruben si vede il mondo crollare addosso, lui che conosceva il suono del mondo a memoria, per citare una famosa graphic novel del fumettista Giacomo Bevilacqua che condivide parallelamente diversi elementi con la storia concepita dal regista e sceneggiatore statunitense Derek Cianfrance. Il regista di Blue Valantine, Come un Tuono o La luce sugli oceani aveva abbandonato il progetto (dal titolo momentaneo Metalhead) per poi decidere di affidarlo alla direzione del suo amico e co-sceneggiatore di Come un Tuono, Darius Marder a tutti gli effetti qui impegnato alla regia del suo primo lungometraggio.
Sound of Metal nasce da un soggetto molto interessante, una storia quasi autobiografica perché basata sulle esperienze da batterista affetto da acufene di Derek Cianfrance, resa emotivamente più coinvolgente e convincente da una sceneggiatura scritta in modo delicato e maturo. La narrazione è impeccabile: il mondo in cui vive Ruben ormai lontano dalla tossicodipendenze è ricco di concerti e tour con il suo gruppo di musica Metal, anche se definirlo gruppo è un paradosso visto che è composto solo da lui e dalla sua fidanzata Lou. Una vita da nomade (parallela alla storia raccontata in Nomadland candidato come Sound of Metal per il premio Oscar al miglior film), vissuta sotto un tetto mobile (un camper), un equilibrio rotto dal sopraggiungere di un trauma, ovvero l'improvvisa perdita dell'udito e la tentazione di cadere in vecchi vizi. Il bisogno d'aiuto, nonché la necessità di calmare la rabbia (non ben definito se questo sentimento è una conseguenza della disperazione post trauma acustico oppure risale da un momento precedente) porta Ruben a conoscere la comunità per sordi di Joe.
Il senso di equilibrio iniziale, ovvero il mondo ordinario del protagonista che viene rotto da una forza opposta che emerge inaspettatamente, il conflitto per far fronte ad uno squilibrio che si risolve in un nuovo equilibrio narrativo, il ripristino del mondo ordinario. La struttura narrativa di Sound of Metal è semplicemente perfetta: Riz Ahmed è inquadrato, nella prima scena, dalla macchina da presa, fissa, posizionata frontalmente mentre con la giusta grinta e concentrazione è intento a suonare la batteria in sintonia armonica con Lou alla voce e chitarra sul palco, così come nella scena finale, la stessa macchina da presa fissa in posizione frontale mentre lo stesso è seduto su di una panchina a Parigi, finalmente nella sua oasi di tranquillità. Le due sequenze tecnicamente sono uguali, ma lo spettatore può trarre piacere nel costatare quanto il protagonista sia cambiato nel finale rispetto all'inizio del film, all'interno di una struttura narrativa orizzontale, cioè lineare e non circolare. A tal funzione è importante il ruolo che l'assetto musicale compie per amplificare, come i canoni del Metal richiedono alle corde della chitarra, sentimenti e stati d'animo, nel contrasto fra il potente suono del Metal e la forza del suono del silenzio, assordante nel finale del film, perché come Paul Simon cantava nel 1964 con Art Garfunkel nell'omonimo brano: "Diecimila o forse più persone parlavano senza dire niente, sentivano senza ascoltare, scrivevano canzoni che nessuno avrebbe mai condiviso, nessuno osava disturbare il suono del silenzio".
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