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I Golden Globes che ha visto Dario
Dal "red carpet" al "red couture" indossato da Rosamund Pike, miglior attrice in un film drammatico (I care a lot). Dalla curiosità di vedere sfilare le star, candidate e non solo, durante il tanto atteso pre-show alla curiosità di vedere le loro abitazioni, almeno accontentarsi di scorgere dalle inquadrature webcam angoli di salotti, camere da letto, freddi studi tappezzati di libri o come nel caso di casa Murray, un ampio giardino, constatando, in alcuni casi, la veridicità del luogo comune secondo il quale pecchino di cattivo gusto e non solo in tema di arredamento.
Dalla camicia hawaiana di Bill Murray alla felpa di Jason Sudeikis, il miglior attore in una serie tv commedia o musical come uno studente svogliato ed esausto di iniziare l'ennesima lezione in modalità DaD, si presenta con indosso il primo capo di abbigliamento trovato quasi per caso, una felpa che in negozio presumibilmente era bianca, ma diventata in seguito il risultato di un lavaggio in lavatrice fatto mischiando capi bianchi e colorati insieme.
Dalla conduzione a distanza, ma ben sincronizzata alla lentezza e il caos interviste post assegnazione premio. Dalla debolezza delle battute fatte in studio, in presenza, ovvero dagli ospiti invitati ad annunciare i vari vincitori alla potenza dei discorsi di ringraziamento: quasi improvvisati da chi come Jason Sudeikis, Andra Day (miglior attrice in un film drammatico) o Josh O'Connor (miglior attore in una serie tv drammatica) non si aspettava di vincere; spudoratamente letti dal miglior attore non protagonista in Judas and the Black Messiah, Daniel Kaluuya che dopo aver dimenticato, in precedenza, il microfono muto su Zoom ha quindi replicato l'effetto "pesce nell'acquario" o dal premio come miglior attore in una miniserie o film tv, Mark Ruffalo che si dilunga in un discorso di sensibilizzazione ambientalista che fa felice Greta Thunberg, la piccola attivista svedese che con la vincitrice come miglior regista per il film Nomadland, la cinese Chloé Zhao (una delle tre regista donne candidate), condivide invece l'acconciatura.
Dalla gag preparata da un Ben Stiller che a furia di interpretare suo figlio sul set si è completamente trasformato in Dustin Hoffman, sul pane alla banana, metafora di quanto siano cambiate le nostre abitudini nell'ultimo anno, alle simpatiche gag a domicilio, improvvisate o quasi, come quella di Catherine O'Hara che vorrebbe gridare come nel film Mamma ho perso l'aereo il nome del marito colpevole di disturbarla con il cellulare durante il discorso di ringraziamento post premio vinto come miglior attrice in una serie commedia oppure gli shottini bevuti da David Fincher ogni volta che veniva assegnato un premio nella categoria in cui era candidato.
Dall'assembramento a casa di Kate Hudson all'inaspettata compostezza e serietà di Sacha Baron Cohen, l'attore comico inglese vince il premio come miglior attore in un film commedia o musicale, Borat - seguito di film cinema, invece, il premio come miglior film commedia o musical, per fortuna a dispetto delle sue precedenti apparizioni Sacha Baron Cohen non si presenta nei panni del personaggio che ha interpretato nel film perché, considerando anche la modalità smart working della cerimonia non so se a tarda ora avrei retto nel vedere, al contrario della campagna promozionale di Borat, come ha utilizzato la mascherina o chissà quale effetto avrebbe fatto un outfit da smart working, l'accostamento camicia e giacca on the top e le sottilissime mutande di color verde fluo fuori inquadratura.
Dal discorso sul concetto di democrazia di Aaron Sorkin (Il processo ai Chicago 7 miglior sceneggiatura) ispirato da uno scambio di messaggi con Sacha Baron Cohen (presente nel cast del film e tra i candidati per il premio come miglior attore non protagonista) e su come questa il 6 gennaio sia stata violata con l'assalto al Campidoglio degli Stati Uniti da parte dei sostenitori del presidente uscente Donald Trump per contestare il risultato delle elezioni presidenziali, episodio ripreso ed ironizzato anche dallo stesso Sacha Baron Cohen. Dalle battute dell'attore e comico inglese su Trump e l'ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, a suo malgrado presente in Borat - seguito di film cinema alle commoventi parole di Simone Ledward, vedova del compianto Chadwick Boseman vincitore del premio postumo per il miglior attore in un film drammatico, Ma Rainey's Black Bottom, sua ultima apparizione.
"Avrebbe ringraziato Dio. Avrebbe ringraziato i suoi genitori. Avrebbe ringraziato i suoi avi per la loro guida e i loro sacrifici.
Avrebbe detto qualcosa di bello, qualcosa che ci avrebbe ispirati, qualcosa che avrebbe amplificato quella vocina dentro di noi che ci dice: "Ce la puoi fare", che ci incoraggia ad andare avanti, che ci richiama a ciò che dovremmo fare in questo momento storico.
Avrebbe ringraziato Viola Davis (co-star del film), il regista George C. Wolfe, Netflix. Avrebbe ringraziato Denzel Washington.
Non ho le sue parole, ma dobbiamo prenderci tutto il tempo possibile per celebrare coloro che amiamo così grazie Hollywood Foreign Press Association per l'opportunità di fare esattamente questo."Simone Ledward
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