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Il processo ai Chicago 7: cronaca di un anno turbolento, il 1968
Un anno abbastanza turbolento il 1968. La nazionale italiana di calcio vince il suo primo e unico campionato europeo; l'ingegnere bolognese Giorgio Rosa dichiara l'indipendenza dell'Isola delle rose, una piattaforma artificiale che sorgeva nel mar Adriatico, al largo della costa tra Rimini e Bellaria-Igea Marina, ma questo è ben messo in scena in un altro film (L'incredibile storia dell'isola delle rose di Sydney Sibilla); a San Giovanni Rotondo muore il frate cappuccino Padre Pio, ma anche questo è un altro film biografico, ovvero altri due film-tv poiché hanno interpretato il venerato Santo nello stesso anno, ma per due diverse reti televisive (nel 2000, anno successivo della sua beatificazione ad opera di papa Giovanni Paolo II), Sergio Castellitto e Michele Placido; il serial killer statunitense Zodiac commette il suo primo omicidio, come si può notare nell'omonimo film diretto nel 2007 da David Fincher; l'autrice di Scum, Valerie Solanas, nota frequentatrice della The Factory, spara a Andy Warhol guadagnando i cosiddetti 15 minuti di notorietà (anche questo episodio è ben scritturato in una produzione indipendente del 1996 diretta da Mary Harron), vengono anche sparati però mortalmente l'attivista per i diritti civili degli afroamericani Martin Luther King e il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, il senatore Robert Kennedy, ma se per il primo triste episodio esistono diverse produzioni biografiche, il secondo è ben esaminato attraverso 22 punti di vista, 22 personaggi che compongono un cast stellare nel film Bobby diretto nel 2006 da Emilio Estevez.
Il 1968 è un anno di manifestazioni, contestazioni e rivolte. In Città del Messico, ad esempio, durante una manifestazione studentesca, violentemente repressa dall'esercito (il massacro di Tlatelolco), viene gravemente ferita la giornalista italiana Oriana Fallaci (interpretata da Vittoria Puccini in una serie televisiva), soltanto dieci giorni dopo, ai Giochi Olimpici XIX, nella stessa capitale messicana, diverse contestazioni si susseguono fino al raggiungimento del culmine alla premiazione dei 200 metri piani, sul podio gli atleti americani Tommie Smith e John Carlos, mentre l'inno nazionale risuona nell'impianto sportivo, in segno di protesta chinano il capo per non guardare la bandiera a stelle e strisce sventolare e alzano al cielo un pugno indossando un guanto nero (simbolo del movimento e organizzazione rivoluzionaria afroamericana delle Pantere Nere), per porre l'attenzione sul problematico tema della discriminazione razziale negli Stati Uniti. A proposito delle Pantere Nere, a Chicago nel 1968, l'attivista Fred Hampton diventato presidente della sezione dell'Illinois del Black Panther Party (BPP) e vicepresidente del BPP nazionale per aver fondato la Rainbow Coalition, un movimento politico multiculturale che al suo interno includeva oltre ai Black Panthers altre organizzazioni politiche e civili, nonché alleanze tra le principali bande di strada di Chicago allo scopo di promuovere il cambiamento sociale, viene identificato dal FBI come una seria minaccia. Le sue attività a Chicago vengono prima ostacolate e successivamente, grazie anche all'inserimento all'interno delle Black Panthers locali di spie, letteralmente e letalmente freddate, in un raid notturno. Anche questa storia è un altro film, ovvero il soggetto di Judas and the black Messiah, candidato a 6 premi Oscar, tra i quali anche per il miglior film. Nel film scritto e diretto da Shaka King viene citato ed in seguito persino mostrato in una fotografia, Bobby Seale, legato e imbavagliato durante il processo ai Chicago Seven, ma anche questo episodio è il soggetto di un film candidato ai prossimi Premi Oscar per la categoria del miglior film e non solo (in totale 6 nominations), Il processo ai Chicago 7, il film di cui vi vorrei parlare, nel quale il personaggio di Bobby Seale, il fondatore delle Pantere Nere, ricopre un ruolo importante ai fini della trama, ovvero la presunzione della sua colpevolezza, a prescindere dalle prove o testimonianze a suo favore o meno, non prese in considerazione dal giudice Julius Hoffman (interpretato da uno straordinario Frank Langella) poiché Seale è impossibilitato di autorappresentarsi o difendersi in tribunale dal suo avvocato, mette in scacco e alla berlina un sistema giudiziario corrotto e prevenuto.
Il contesto storico e culturale nel quale si inseriscono i fatti narrati dal film scritto e diretto da Aaron Sorkin non è per nulla idilliaco. Il 1968 sarà un anno ricordato anche per il movimento sociale e politico del Sessantotto. Un fenomeno socio-culturale a livello globale che è stato capace di far aggregare masse e generare movimenti di carattere contestazionale verso apparati di potere e di rivendicazione ideologica. Il 1968 è l'anno dell'insediamento presidenziale negli Stati Uniti di Richard Nixon, al posto dell'uscente Johnson e l'anno in cui l'estenuante Guerra del Vietnam esercitava la massima oppressione, non solo economica, sul popolo americano.
Tra i punti di forza di Il processo ai Chicago 7 vi è una sceneggiatura forte e matura, un montaggio fresco, rapido e dinamico, un casting a dir poco perfetto e un ritmo serrato, al netto di alcuni espedienti che rispetto ai fatti realmente accaduti cedono il passo ad esigenze di spettacolarizzazione come per esempio il trionfale ed emozionante finale quasi in stile Attimo Fuggente. Sorkin ha il pregio di spiegare allo spettatore gli eventi storici in modo chiaro, scrive dialoghi a dir poco fuori di testa, perché a mio parere anacronistici e surreali, ma non meno efficaci o funzionali al mantenimento, per tutta la durata del film, di un pratico senso di lucida ironia. Il processo ai Chicago 7 è capace di strappare qualche risata, contestualmente ad un pesante senso di colpa per averlo fatto, ma d'altronde è inevitabile quando il cast di un film può contare della presenza di Sacha Baron Cohen. Per Sorkin il focus del film è il processo (denominato ai Chicago Seven), con un attacco non del tutto implicito al sistema giudiziario dell'epoca e al concetto di democrazia. Attraverso la ricostruzione dei fatti accaduti, oggetto dell'accusa, allo spettatore, messo sullo stesso livello e grado di conoscenza dei giurati (se non altrimenti in possesso di nozioni accademiche o personali) vengono mostrate, in più sequenze, immagini reali d'archivio alternate alle riprese effettuate e come mi hanno fatto notare, la violenza è solo mostrata nelle immagini d'archivio inserite, espediente intelligente che mette ancor di più in risalto la potenza e il senso di ingiustizia.
Il 28 Agosto 1968 il Congresso dei democratici di Chicago viene bruscamente interrotto da una manifestazione organizzata contro il presidente in carica Lyndon Johnson e contro la Guerra del Vietnam. Migliaia di manifestanti violando la zona limitrofa al luogo in cui si stava tenendo la convention, violando il coprifuoco, entra in contrasto con la polizia di Chicago provocando violenti scontri ripresi dalle telecamere dei notiziari televisivi. Attraverso attività di spionaggio, di poliziotti infiltrati nei diversi gruppi di protesta confluiti quel giorno a Chicago, vengono accusati di associazione a delinquere e istigazione alla sommossa sette leader della protesta (interpretati tra gli altri dal premio Oscar Eddie Redmayne, Jeremy Strong, John Carroll Lynch) e Bobby Seale, in seguito separato dal processo e condannato a quattro anni di prigione solo per oltraggio. Bobby Seale che in Il processo ai Chicago 7 è interpretato da Yahya Abdul-Mateen II, ha fatto un cameo in Malcolm X diretto nel 1992 da Spike Lee. La chiave del successo del film di Sorkin si nasconde tra le prime sequenze, il prologo che condivide con il maestro Spike Lee alcuni aspetti stilistici, conquista subito lo spettatore. Immagini d'archivio mostrano il discorso con il quale il presidente Johnson chiede di moltiplicare le forze belliche al fronte, arruolando nuove leve con un meccanismo perverso di convocazione a sorteggio in base alla data di nascita. Un magistrale montaggio non interrompe il discorso motivazionale dei sette leader dei diversi gruppi di protesta e lo spettatore comprende e giustifica i loro moventi intenzionali e ideologici. Infine per far entrare ancor di più in empatia lo spettatore con i Chicago 7, viene messo in cattiva luce il nuovo procuratore generale quando convoca nel suo ufficio l'avvocato dell'accusa Richard Schultz, interpretato da un attore dalla faccia pulita come Joseph Gordon-Levitt che in fin dei conti si dimostrerà essere un professionista serio e diligente nel suo lavoro. Un anno abbastanza turbolento il 1968, un anno difficile da dimenticare, il processo ai Seven fu rinviato diverse volte da Ramsey Clark (Michael Keaton), il procuratore generale, considerando che la violenza durante la manifestazione di protesta era stata istigata principalmente dalle azioni della polizia di Chicago, voleva passare la patata bollente alla presidenza successiva. Il processo a tutti gli effetti ebbe inizio nel settembre del 1969, un anno in cui l'uomo addirittura metterò piede sulla luna, ma questa storia è la trama di un altro film.
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