"Crudelia De Mon, Crudelia De Mon, farebbe paura persino ad un leon, al sol vederla muori d'apprension... e dopo il primo istante di terror, ti senti in suo potere e tremi al sol veder gli occhi di felino predator". Gli occhi da felino predatore di cui cantava il brano colonna sonora del classico Disney La carica dei 101 del 1961, oggi, sono di Emma Stone, nel film Crudelia, nelle intenzioni un prequel di La carica dei 101 - questa volta la magia è vera, ma nel risultato l'origin story sulla cacciatrice di dalmata, più che un film utile a comprendere le ragioni che hanno spinto la dolce e fragile Estella ad abbracciare il lato oscuro della forza (per rimanere in tema Disney, citando Star Wars) diventando quindi la Crudelia interpretata nel 1996 da Glenn Close, sembra una specie di spin-off su di un personaggio nuovo o poco conosciuto a causa di divergenze cognitive, in primis dovute dalla differente caratterizzazione del villain più crudele e malvagio di casa Disney, dalla differenza anagrafica del personaggio in questione e dalle differenti atmosfere e toni. Crudelia è senza dubbio il film più dark tra le produzioni della casa di Topolino, perché essere cattivi è più divertente di un semplice divertente cattivo.
Emma Stone ed Emma Thompson, Emma contro Emma, sulle spalle di queste due grandi attrici si regge quasi totalmente la buona riuscita del film. Come può il regista australiano Graig Gillespie che ha già portato sul grande schermo un'antieroina, ovvero la pattinatrice Tonya Harding in Tonya, far suscitare empatia nei confronti della piccola orfanella dai cappelli bicolore che come il Joker di Todd Phillips spinta dall'emarginazione sociale, dall'ingiustizia del destino e dalla perfidia di loschi intrighi familiari, riesce, ovvero è costretta per sopravvivere in una società inconsapevolmente malata, a trasformare debolezze e fragilità in punti di forza, ansie e paure in performante adrenalina fino al raggiungimento di un exploit di pura malvagità? Facile, attraverso l'inserimento nel contesto narrativo di una Londra in piena rivoluzione punk-rock anni '70 (molto simile a quella che lo scenario musicale italiano sta vivendo oggi grazie soprattutto all'ascesa dei Maneskin, band rock italiana trionfatrice al festival di Sanremo e all'Eurovision Song Contest, presente nel cast dei doppiatori italiani del film) di un personaggio ancor più malvagio, la cattivissima Baronessa von Hellman interpretata con tanta naturalezza da Emma Thompson. Come lei stessa ha affermato in una recente intervista per costruire la caratterizzazione del suo personaggio ha attinto alla sua vera personalità, infatti, basterebbe chiedere a suo marito per avere conferma, nel film, quasi non ha recitato.
Mentore professionale per Estella e spinta emotiva per Crudelia, l'estroversa Baronessa von Hellman, stilista di successo e capo di una famosa atelier londinese, caratterialmente simile a Miranda Priestley (Meryl Streep) di Il diavolo veste Prada, al contrario di ciò che accade nel suddetto film del 2006, vive un epilogo diverso in rapporto alla sua relazione con la sua assistente/antagonista. Estella così simile a Andrea Sachs (Anne Hathaway), ma così tanto diversa finisce per vendere l'anima al diavolo dell'ingratitudine ed in qualche modo persino la dignità e l'etica professionale. L'ambizione cede il passo all'assimilazione di quella malizia professionale e cattiveria negli affari della sua mentore, infine si annienta, poiché astutamente Crudelia soppianta la Baronessa sul trono di regina della moda londinese.
Non solo il contesto narrativo, in Crudelia mi ha piacevolmente colpito anche il contesto ambientale, nonché il comparto visivo e musicale: dai costumi del premio Oscar Jenny Beavan veri e propri gioielli artistici che meriterebbero delle recensioni a sé, ai brani che compongono la colonna sonora, il meglio della musica rock anni '70. Clash, Rolling Stones, Nina Simone, Ramones, Deep Purple, Queen, Doors e The Zombies (solo per citarne alcuni) riuniti per una soundtrack super coinvolgente, super rock.
Inoltre, se da un lato con autocritica e autoironia il film si autodenuncia evitando e scongiurando qualsiasi polemica o imbarazzo ambientalista e animalista, legato alla delicata questione della pelliccia fatta con la pelle di dalmata, secondo il moderno politicamente corretto disneyano, dall'altro lato, secondo me, resta equivoco e mal interpretabile il messaggio intrinseco nella metamorfosi caratteriale di Estella in Crudelia. In più riprese sembra quasi intendersi che la piccola bambina dai capelli bicolore possieda una doppia personalità, denominate Estella e Crudelia, malignamente si potrebbe persino insinuare un disturbo bipolare della ragazzini, ma in ogni caso la madre cerca di far sopprimere la personalità chiamata Crudelia a favore di Estella. Equivocamente quanto accaduto per il Joker di Todd Phillips, in nessun caso dovrebbe mai passare il messaggio secondo il quale è la malattia o l'instabilità mentale a causare lo sfogo in malvagità di Crudelia, provocare la metamorfosi in bad-girl in stile Harley Quinn, perché minaccia e pericolosità per la società sono invece l'ignoranza o l'insensibilità di coloro che rendono personalità emarginate come queste in persone invisibili alla compassione.
VOTO: 4 STELLE!
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