Per sviluppare e costruire una storia valida ed efficace bisogna necessariamente partire da alcuni elementi imprescindibili: ambienti e personaggi, ma soprattutto dai cosiddetti accadimenti, ovvero quei fatti o eventi che spingono i personaggi della storia a compiere, in modo del tutto autonomo ed indipendente, azioni all'interno dei citati ambienti, ovvero all'interno delle ambientazioni contestuali e narrative.
Ho sempre prediletto i film storici, biografici o ispirati a storie vere e fatti realmente accaduti perché nelle trame di questi genere di film tali accadimenti sono quasi sempre fattori aleatori, incerti, non pronosticabili o imprevedibili come le azioni che di conseguenza vengono compiute dai personaggi protagonisti. In un film del genere esigo la massima fedeltà alla storia realmente avvenuta, in fin dei conti gli accadimenti nella vita reale esulano da ogni dinamica creativa e molto spesso superano persino la fantasia del miglior sceneggiatore, in alternativa, accetto le variazioni e la libertà creativa dovuta da motivi ed esigenze di spettacolarizzazione a favore dell'immaginazione. Si! Mi piace immaginare che le cose nella realtà siano andate così come le sto vedendo nel film, un personale compromesso che mi permette di percepire credibili le motivazioni dietro le fatidiche azioni compiute dai personaggi altrimenti non giustificabili.
Il caso Minamata, film diretto da Andrew Levitas con protagonista un Johnny Depp in stato di grazia, nonché adattamento cinematografico dell'omonimo libro scritto da Aileen Mioko e il fotografo documentarista statunitense William Eugene Smith, sul disastro colposo che ha causato in Giappone negli anni '90 danni ambientali, economici e soprattutto il sorgere di malattie rare e mortali, è l'esempio perfetto di quanto esposto in precedenza, ovvero riguardo la creazione e lo sviluppo di una storia (cinematografica) valida in cui tutto si muove in modo autonomo e soprattutto credibile.
L'ambiente è Minamata, città della prefettura di Kumamoto in Giappone, divenuta purtroppo tristemente famosa per la sindrome neurologica che porta oggi il suo nome, causata da un'intossicazione conseguenza dell'esposizione duratura ed eccessiva al mercurio, uno degli elementi più tossici sulla Terra. Minamata è geograficamente situata su l'isola di Kyushi, sulle sponde dell'omonimo fiume, ovvero in prossimità di una grande disponibilità di acqua, infatti attività prevalente di sussistenza della popolazione locale era inizialmente la pesca. Questa baia di pescatori divenne subito meta per il colosso della chimica giapponese Chisso Corporation che decise di posizionare propri lì la sua produzione di prodotti chimici, tra i quali acetaldeide, un intermedio chimico importante in diverse reazioni, ma la cui sintesi richiede come catalizzatore il mercurio. L'incalcolabile quantità di mercurio riversata attraverso i canali di scarico nelle acque limitrofe a Minamoto ha, dagli inizi degli anni '90, causato danni consistenti per l'economia dei pescatori, tanti dei quali convertiti (in seguito a dinamiche politiche) in operai dalla Chisso, ma soprattutto disastri ecologici direttamente proporzionali alla nascita e al manifestarsi di strane malattie: i pescatori e i loro familiari iniziarono infatti a perdere sensibilità a mani e piedi, subire convulsioni fino a non riuscire più a parlare, vittime di paralisi in alcuni casi finirono per conoscere persino la morte.
Inizialmente "La malattia di Minamoto" colpisce i pescatori, vittime da avvelenamento da metalli pesanti, causato da indigestione di pesci e molluschi avvelenati. Negli anni '50 tutta la zona intorno ai canali di scarico della Chisso è satura di mercurio.
Nonostante le evidenti prove e la creazione di diversi comitati medici e gruppi di ricercatori universitari per cercare di fare luce sul misterioso e letale "Caso di Minamata", passa un decennio di assoluto silenzio. A fine anni sessanta però viene fatta una scoperta sconcertante: è ingente la quantità di bambini che nascono malformati. Il mercurio al contrario di altri metalli pesanti compromette lo sviluppo del feto, agendo anche a distanza di anni nella placenta, lasciando le madri incredibilmente disintossicate.
Nel 1971 in tale ambiente narrativo giunge il secondo elemento imprescindibile nella creazione di una storia, ovvero il personaggio. William Eugene Smith, famoso fotografo di guerra (grazie alla sua importante collaborazione con la rivista Life, per la quale scatta immagini divenute icone del secondo conflitto mondiale), ricopre un ruolo fondamentale nel far conoscere fuori dai confini giapponesi la tragedia di Minamata, attraverso uno dei suoi reportage più riusciti in carriera e soprattutto una delle foto più importanti nella storia del fotogiornalismo, Tomoko and her mother in the bath, che ritrae Tomoko, nato nel 1956 cieco, sordo e paralizzato tra le braccia della madre nella vasca da bagno tradizionale giapponese (foto rimossa nel 1997 su richiesta della famiglia), ovviamente in bianco e nero, sua peculiarità stilistica. Senza dubbio tra le migliaia di foto scattate durante il soggiorno giapponese, durato un paio di anni, la citata foto resta la più dimostrativa della capacita del fotografo statunitense di raccontare la storia in fotografia.
Per quanto riguarda gli accadimenti della storia, invece, sono due i momenti più significativi che spingono il personaggio protagonista a compiere azioni importanti e influenti sulle sorti del proprio futuro. Ad interpretare William Eugene Smith è uno straordinario Johnny Depp che grazie ad un'ottimo lavoro del reparto trucco risulta essere molto simile esteticamente, ma soprattutto grazie ad un altrettanto lavoro interpretativo risulta eccellente dal punto di vista caratteriale. La caratterizzazione del personaggio di Eugene Smith è più che credibile: convocato in sede dal direttore della rivista Life rifiuta una commissione, strappando un sostanzioso assegno, ferito al volto nel 1945 dall'esplosione di una granata è stato costretto ad una serie di interventi e una lunga riabilitazione valutando persino l'idea di non fotografare mai più in vita sua, perciò per Smith fotografare non è più una questione di soldi, ma di motivazione, stimolo, qualcosa di più grande e profondo. Il suo passato e la sua personalità si evincono in queste sequenze iniziali, così come quelle in cui vengono mostrati frammenti di vita privata. Il primo importante accadimento narrativo spinge il fotografo statunitense a sposare la causa Minamata, decisivo incontro con la sua futura moglie, la traduttrice giapponese Aileen Mioko, mentre il secondo accadimento è spinta motivazionale che alimenta l'intenzione di far conoscere fuori dai confini giapponesi il dramma che gli abitanti di Minamata stanno vivendo. Esso si sviluppa in tre fasi, ovvero quando viene bruciata una capanna di legno adibita a camera oscura nel villaggio in cui il fotografo sta soggiornando, quando convocato nella sede della Chisso, Smith rifiuta una grossa cifra di denaro proposta per comprare il suo silenzio, ovvero far cessare il suo lavoro fotografico ed infine quando viene assalito dai membri della Yakuza locale durante un agguato, riportando danni permanenti ad un occhio. Far conoscere la verità al mondo ha un prezzo, la verità prima di uscire dai confini nipponici deve superare l'intimidazione, la corruzione e la violenza.
Deciso cosa raccontare, ovvero dopo aver sviluppato adeguatamente gli imprescindibili elementi narrativi, solitamente il passo successivo consiste nel capire come raccontare una storia. In tal senso acquista una notevole importanza l'impostazione dell'andamento, quindi il ritmo della narrazione e il disegno della struttura narrativa, una storia è più efficace se conserva un centro (detto focus) e propone digressioni narrative, cioè pause dal racconto principale utili ad esempio per raccontare di momenti accaduti precedentemente all'inizio dello stesso racconto, quindi approfondire sul passato di un personaggio o sulla sua caratterizzazione. In generale le digressioni sono utili per fornire allo spettatore informazioni tattiche, in piccoli frammenti temporali, prima di poter tornare in careggiata verso il focus.
Il pittore, scultore e fotografo Andrew Levitas nel suo secondo lungometraggio nel ruolo da regista (in questo caso anche sceneggiatore) mette in pratica tutto il suo senso estetico soprattutto nelle scene in cui Johnny Depp si cimenta nei panni di William Eugene Smith a scattare fotografie, raggiungendo il culmine del coinvolgimento emotivo proprio in occasione del famoso scatto a Tomoko, attraverso l'utilizzo dello zoom e il passaggio al bianco e nero dell'inquadratura, scena così rallentata da dare la sensazione del fermo immagine. Il caso Minamata che nel suo genere di film d'inchiesta fa anche eco-cinema, risulta essere infine valido ed efficace tanto nell'andamento quanto nell'impostazione della struttura narrativa, mantenendo al centro del racconto il tragico dramma di Minamata e affidandosi alle digressioni per fotografare il ritratto di William Eugene Smith, colui che in nome della verità ha dato in cambio la propria vita, nel 1978, indirettamente a causa di conseguenze dovute dal pestaggio ricevuto in Giappone.
VOTO: 5 STELLE!
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