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Lightyear - La vera storia di Buzz: tra idee geniali e mosse azzardate
Nel 1995 un bambino di nome Andy ricevette in regalo, per il suo compleanno, una replica dello Space Ranger, Buzz Lightyear. Il giocattolo più atteso del momento, poiché riproduzione fedele per sembianze, suoni e luci del protagonista del suo film preferito. Quel film, così come lo vide il piccolo Andy e come lo avremmo voluto vedere tutti noi fan del franchise di Toy Story è Lightyear - La vera storia di Buzz diretto da Angus MacLane, storico animatore della Pixar, al servizio della casa di produzione d'animazione cinematografica digitale dal 1997, ovvero da quel Toy Story 2 - Woody e Buzz alla riscossa (subito dopo A Bug's Life) in cui fa la sua comparsa l'imperatore Zurg, il nemico giurato dell'Alleanza Galattica.
Basterebbe fare soltanto questa considerazione, ovvero che il primo spin-off della saga di Toy Story, incentrato sulle origini di uno dei giocattoli più famosi della storia del cinema, altro non è che lo stesso film visto dal piccolo Andy nel 1995 (l'anno successivo in Italia), per chiudere qualsiasi discorso e valutazione critica a riguardo, ma soprattutto promuovere ed esaltare a pura genialità l'idea concettuale alla base del secondo lungometraggio animato di Angus MacLane - prima direzione in solitaria dopo Alla ricerca di Dory.
Lightyear - La vera storia di Buzz si dimostra essere un soggetto geniale, accompagnato da una trama alquanto interessante, forti ed espliciti riferimenti cinematografici sci-fi ed una discutibile concessione di spazio e peso narrativo al tema dell'inclusività.
Il Buzz che vediamo nel film di Angus MacLane non è il giocattolo che abbiamo conosciuto in Toy Story, ma un giovane uomo in carne ed ossa che presenta però la stessa caratterizzazione di quel Space Ranger, fiero, spavaldo e super tecnologico, che appena uscito dal pacco regalo scartato da Andy crede di essere atterrato su un pianeta sconosciuto. Se nelle sequenze iniziali non si fa fatica a riconoscere Buzz, durante lo svilupparsi degli eventi narrativi però, esattamente come accade nei diversi film della saga di Toy Story, la caratterizzazione del personaggio cede il posto ai valori caratteristici della Disney ed il "io" cede il posto al "noi". Nonostante l'immancabile momento Disney di logos e pathos, in cui Buzz dovrà persino superare il lutto di una persona molto cara, per raggiungere l'obiettivo della sua missione dovrà fare gioco di squadra, comprendendo il valore e la forza dell'amicizia, nonché della famiglia, perché non tutte le sfide della vita si possono superare da soli, con le proprie forze, anche se sei uno Space Ranger, il migliore dell'universo perché anche nell'immenso e infinito universo esiste qualcuno o qualcosa capace di darti una mano e farti sentire meno solo.
In seguito ad una missione di esplorazione non finita molto bene a causa di forme di vita ostili, Buzz, il suo ufficiale in comando (nonché migliore amica) Alisha Hawthorne e la recluta Featheringhamstan restano bloccati, dopo aver danneggiato durante la ritirata la navicella spaziale, sul pianeta Tikana Prime. Nel corso di un anno instaurano una colonia con infrastrutture e tecnologie necessarie per effettuare le riparazioni utili per riparare i danni della navicella. Per poter far viaggiare nuovamente la navicella nello spazio però bisogna recuperare la formula per combinare diversi elementi e riprodurre il cristallo dell'iperspazio, la chiave, ovvero il carburante necessario per effettuare i viaggi interstellari. Buzz si offre volontario per testare con voli della durata di quattro minuti i diversi prototipi di cristalli, scoprendo ben presto che ogni minuto che lui trascorre in volo equivale ad un anno per l'equipaggio che lo aspetta su Tikana Prime. Diversi tentativi portano Buzz ad attraversare un arco temporale di 62 anni avanti nel tempo, la sua ostinazione lo spinge in un mondo diverso da quello che lui conosceva, un futuro in cui farà la conoscenza di un gruppo di improvvisati combattenti che dovrà necessariamente aiutare per raggiungere la sua principale missione (tornare a casa, tornare nel passato), contro l'invasione di robot alieni guidati proprio dall'imperatore Zurg.
Contrariamente a quanto si possa pensare, in Lightyear - La vera storia di Buzz scopriamo ben poco sulle origini del personaggio, su come o perché ad esempio è diventato uno Space Ranger. Buzz già dalle prime immagini e un giovane adulto, senza passato, ma soprattutto già Space Ranger - mi sarebbe piaciuto ad esempio vedere gli anni trascorsi in accademia e il nascere della sua amicizia con l'ufficiale Alisha - paradossalmente scopriamo invece più informazioni sull'imperatore Zurg, sulla sua provenienza, sulle sue origini e sulla sua rivalità con Buzz - evitando di fare spoiler dico soltanto che la caratterizzazione del malvagio imperatore Zurg non lascia assolutamente delusi.
Non serve dilungarsi troppo sulle opere che hanno ispirato Angus MacLane nella realizzazione di questo film, non serve neanche leggere la sua stessa ammissione in una delle sue ultime interviste perché i riferimenti a Star Wars sono espliciti. Dai viaggi interstellari, al design interno delle navicelle, dalle battute (quando Zurg si toglie il casco pronuncia la frase: "io sono...", prontamente interrotta e completata da Buzz che ribatte: "... mio padre?") alla coppia vincente: protagonista e piccola e adorabile creatura compagna di avventura. Eclatante escamotage vincente in The Mandalorian, qui al posto del famosissimo Baby Yoda vediamo la presenza di un gatto robot dalle infinite e proverbiali risorse di nome Sox. Servirebbe invece dilungarsi - ma non sarà questo articolo la sede giusta per farlo - su l'altro elemento forte del film dopo soggetto, trama e fonte d'ispirazione, ovvero lo spazio concesso al tema dell'inclusività e su quanto questo sia stato utile, giusto, efficace e funzionale al contesto. Lightyear - La vera storia di Buzz oltre alla presenza di personaggi di razze ed etnie diverse, mostra il primo bacio omosessuale nella storia della filmografia della casa di Topolino, una scena che in sala non è passata inosservata e alla quale ha fatto seguito qualche reazione di cui potremmo parlare verso l'infinito e oltre.
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