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Black Panther - Wakanda Forever: è morto il re, viva il re!
Raramente mi capita di svegliarmi in piena notte, eppure nonostante il sonno pesante che mi contraddistingue, in una notte di fine agosto di due anni fa, aprii improvvisamente gli occhi. Ricordo vividamente che mi svegliai di soprassalto, sudato e preoccupato, come se due tozze e pesanti mani mi avessero bruscamente scosso il corpo. Per prima cosa sbloccai subito lo schermo dello smartphone per constatare l'orario e dopo aver fatto tappa in due diverse stanza della mia abitazione, rispettivamente bagno e cucine, per soddisfare due diversi tipi di bisogni fisiologici, mi rimisi a letto con l'intento, prima di rimettermi a dormire, di verificare le due nuove notifiche apparse in rosso sull'angolo alto di destra dell'icona di Instagram. Niente di insolito, sennonché ad attirare la mia attenzione più dei due "mi piace" ricevuti sull'ultima foto postata furono le numerose immagini che ritraevano Chadwick Boseman, condivise dai vari account hollywoodiani (e non solo) che seguo. Scorrendo rapidamente la "home" di Instagram e senza nemmeno dover leggere una qualsiasi didascalia intuii, in seguito con immenso dispiacere appresi la triste notizia. L'attore, famoso per il ruolo di Black Panther, ha smesso di lottare, dopo diversi anni, contro un tumore al colon, purtroppo un nemico malvagio e letale, persino più forte di un supereroe. Un fulmine a ciel sereno poiché della sua malattia erano all'oscuro quasi tutti.
A causa della prematura scomparsa Chadwick Boseman non può vantare di una lunga filmografia, eppure grazie alla sua ultima interpretazione, il trombettista Levee Green in Ma Rainey's Black Bottom, ha vinto tra gli altri premi anche il Golden Globe postumo come miglior attore in un film drammatico ed una candidatura agli Oscar come miglior attore protagonista. Ha vestito i panni di James Brown in Get on Up e di Jackie Robinson, il primo giocatore afroamericano della storia a giocare nella MLB, in 42 - la vera storia di una leggenda, è stato un soldato nella guerra del Vietnam per Spike Lee in Da 5 Bloods - Come fratelli, ma per tutti sarà sempre Black Panther, una vera e propria icona per gli afroamericani e in generale dalle persone di colore appassionate di fumetti e supereroi che in lui hanno potuto identificarsi e riconoscersi. Per la caratura dei personaggi interpretati, maggiormente in film biografici e per aver dato sembianza umana ad un supereroe che in qualche modo, attraverso la sua trasposizione sul grande schermo, ha contribuito cinematograficamente a dare impulso al movimento Black Lives Matter, Chadwick Boseman è stato inserito dalla rivista Time tra le 100 persone più influenti del mondo.
In un momento storico in cui facilmente e come se nulla fosse, per motivi condivisibili o discutibili, viene sostituito l'attore protagonista in una serie tv, in una saga o franchise cinematografico oppure è addirittura possibile far apparire e recitare persino attori non più viventi, attraverso l'uso della tecnologia avanzata e di sofisticati effetti speciali di computer grafica, la scelta di rispettare la scomparsa di Chadwick Boseman optando per la morte anche di re T'Challa, il personaggio che impersonava, con la medesima modalità, ovvero un'improvvisa, misteriosa e inspiegabile malattia letale in un triste e malinconico parallelismo tra persona e personaggio, vince a mio parere su ogni altro aspetto del film.
Tra l'iniziale celebrazione funebre, degna di un re e nel rispetto culturale degli usi e costumi dei popoli africani e la scena post-credit che apre e prospetta un ampio ventaglio di possibilità e suggestivi scenari per il futuro della saga sulla pantera nera e più in generale dell'universo cinematografico Marvel, in mezzo c'è soprattutto una storia che lascia il tempo che trova, ovvero che rischia di diventare una parentesi inutile e assolutamente dimenticabile tra quello che era e quello che sarà. La morte di T'Challa lascia un vuoto monarchico che rischia di compromettere le sorti del suo regno, soprattutto dopo aver presentato al mondo l'esistenza del Wakanda e la ricchezza dei suoi giacimenti di vibranio.
Se da un lato non sorprende che la successione ereditaria del regno del Wakanda, del costume e dei poteri della pantera nera si tinge di rosa, anzi il girl power è assolutamente apprezzabile perché credibile e in linea con il precedente film composto prevalentemente da attori di colore, ma soprattutto di donne dalla forte identità, energia e carattere - la figura della donna assume in Black Panther e per Black Panther un ruolo importantissimo. Dalla figura portante della madre Ramonda (Angela Bassett), genitore di riferimento dopo la morte del padre in Civil War, al personaggio dell'amata Nakia (Lupita Nyong'o) agente segreto wakandiano, dalla sorella Shuri (Letitia Wright) uno straordinario scienziato, al generale dell'esercito wakandiano Ayo (Florence Kasumba) protagonista anche di una storia romantica omosessuale - dall'altro lato non convince l'introduzione del personaggio di Namor (Tenoch Huerta), un villain, a dir la verità, ben caratterizzato e spinto ad agire dalle giuste motivazioni, ovvero seguendo la teoria pseudo militare secondo la quale la miglior difesa è l'attacco - la rivelazione al mondo del regno del Wakanda rischia di esporre al mondo e quindi mette in pericolo anche il regno di Talocan di cui Namor è sovrano, un regno sottomarino ricco anch'esso di vibranio. Ragioni che spingono Namor a minacciar guerra al mondo intero ricattando il Wakanda per un'alleanza militare forzata - ma soggetto a repentini e inspiegabili sbalzi d'umore. Allo stesso modo risulta un potenziale sprecato l'introduzione del regno di Talocan e il suo popolo (introdotto nell'universo Marvel moltissimi anni fa sulle pagine, ad esempio, degli X-man e I Fantastici 4) dalla forte identità culturale delle popolazioni pre-coloniali meso-americane.
Avrei preferito maggiore azione e meno politica, in quasi tre ore di film, soprattutto dopo aver pregustato un suggestivo scontro tra due popolazioni di forte ispirazione culturale primordiale, ma come suggerisce il titolo che evoca un senso di appartenenza, aver assistito e quindi partecipato, in questo caso, all'omaggio riservato al ricordo del compianto Chadwick Boseman, vale tutto il prezzo del biglietto.
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