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The Flash e il multiverso, un concetto di cui oggi sappiamo spaventosamente troppo
Il multiverso è un concetto di cui oggi sappiamo spaventosamente troppo, per questo motivo l'approccio a The Flash è maturo, ponderato e consapevole tanto da parte di chi è posto dietro al grande schermo, alla guida di un potente spettacolo d'intrattenimento, quanto da parte di chi è seduto davanti al grande schermo ed in sala di tale intrattenimento può godersene ogni attimo.
I primi hanno un nome e un cognome (in comune), ovvero Andy e Barbara Muschietti, rispettivamente regista e produttrice, nonché fratello e sorella, nati in argentina, ma con origini italiane, sponsorizzati dal premio Oscar messicano Guillermo Del Toro, nel 2013 produttore esecutivo di La Madre, il loro film d'esordio che dopo aver dato seguito al genere horror con il remake di It (capitolo uno e due), seguendo lo stesso percorso professionale di James Wan, vengono chiamati in causa a dirigere e produrre un cinecomic made DC sfoderando un'ironia e una spettacolarizzazione del tutto inaspettata - ad esempio, l'espediente di utilizzare la computer grafica e gli effetti speciali per rendere le immagini e le scene action volutamente offuscate e poco nitide, così per permettere allo spettatore di vivere lo stesso punto di vista di Flash.
Il loro concetto di multiverso non è fatto di linee temporali che viaggiano parallele e dalle quali è possibile liberamente saltare attraverso squarci e rotture dimensionali generate involontariamente - come nell'ultimo lungometraggio animato o live action dedicato a Spiderman per intenderci - ma linee intersecate e confuse tra loro come in una matassa o in un piatto di spaghetti (per usare lo stesso esempio utilizzato nel film), generate dai viaggi nel tempo, perché come ci insegna Ritorno al futuro (ogni riferimento è puramente casuale) ogni minimo cambiamento nel passato produce drastiche conseguenze nel futuro, ovvero nel presente.
Per James Gunn, che con la saga Marvel dei Guardiani della Galassia ha rivoluzionato per stile e registro il genere cinematografico in questione e Peter Safran, manager e produttore con una lunghissima carriera alle spalle, rispettivamente nel ruolo di co-presidente e co-CEO della nuova DC Studios, invece l'approccio a The Flash è puramente strategico. L'universo cinematografico DC ha un nuovo anno zero, ovvero il 2025, quindi una nuova fase di film e serie tv intitolata "Dei e mostri" - in cui nuove e vecchie conoscenze vivranno singole storie autonome che confluiranno per forza di cose in uno o più film corali - un progetto che verrà inaugurato con il supereroe di punta di casa DC (senza offendere Batman), che in Superman Legacy, scritto e diretto dallo stesso James Gunn, dopo l'era di Henry Cavill avrà il volto di un nuovo interprete e mette in soffitta i vari tentativi di rilancio del franchise avvenuti negli ultimi anni. Un progetto che rinasce come una fenicie dalle proprie ceneri, ma che per poter partire deve prima aspettare l'uscita di alcuni titoli che per motivi diversi sono diventati incredibilmente molto attesi: Shazam! Furia degli Dei, Blue Beetle, Acquaman and the Lost Kingdom e The Flash.
Il film sull'uomo più veloce del mondo ha per protagonista l'attore più irrequieto del mondo, Ezra Miller, infatti, a causa di personali difficoltà e problemi con la giustizia ha contribuito in gran parte a causare il rinvio dell'uscita del film, inizialmente prevista per il 2018, ma allo stesso tempo fomentare rumors e attese attorno al film di Muschietti che nonostante tutto ha sempre dato fiducia all'eccentrico giovane attore statunitense. Fiducia ampiamente ripagata poiché l'interpretazione di Ezra Miller nei panni di Barry Allen è perfettamente credibile.
L'approccio dello spettatore a The Flash è consapevole ed emotivo. La consapevolezza sul concetto di multiverso è naturale conseguenza del film premio Oscar 2023 Everything everywhere all at once. Così come nel film dei Daniels il multiverso è utilizzato come metafora di ciò che si sarebbe potuto essere o diventare conseguentemente ad una scelta presa o non presa durante il corso della propria vita, nel film dei Muschiettis il multiverso è metafora dell'inevitabile.
Inevitabile è il destino, al quale non si può sfuggire pur cercando di modificarne la rotta e il coinvolgimento emotivo delle sequenze finali, nonché - non credo di fare spoiler considerando la sua presenza nel trailer - almeno per me, nel vedere Michael Keaton indossare nuovamente la tuta di Batman, ascoltare nuovamente la sua celebre BATtuta ("Io sono Batman"), ammirare nuovamente la Batmobile e la caverna rese di culto al cinema da Tim Burton negli anni '80.
Mi piace pensare che con The Flash si chiude un cerchio, ovvero la fine del precedente DCU (universo cinematografico DC) in attesa del nuovo progetto cinematografico di James Gunn e come tale, paradossalmente, è perfetto il ritorno di Michael Keaton nei panni del cavaliere oscuro e solitario di Gotham, lui che tra lo scetticismo generale questo cerchio lo ha inaugurato 34 anni fa.
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