Las Vegas, la città delle luci, dei vizi e dei peccati, del gioco d'azzardo e degli zombie secondo Zack Snyder, il regista di 300, dopo dieci anni impegnato nei cinecomic made DC, ritorna con un progetto originale, Army of Dead, di cui ne cura anche sceneggiatura e fotografia, distribuito direttamente in streaming sulla piattaforma Netflix.
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Un convoglio militare in uscita dalla nota "Area 51" trasporta, in un container, qualcosa di misterioso. Parallelamente una giovane coppia di sposini, dopo una foto ricordo scattata davanti ad un cartellone stradale con la scritta: "Welcome to Las Vegas", si mette in auto e si concede del sesso orale, il neo sposo è al volante e inevitabilmente si distrae alla guida, facendo sbandare pericolosamente il veicolo. Una proposta simile, ma prontamente rifiutata, riceve Cliff Booth (Brad Pitt) da una giovane autostoppista hippie nell'ultimo film di Quentin Tarantino, C'era una volta a... Hollywood ed a proposito di Tarantino, da un lecito quesito riguardante il misterioso carico che stanno trasportando, il discorso tra i due militari protagonisti delle sequenze iniziali si trasforma appunto in un sano "small talk" tarantiniano, tra le cui righe, in quel dolce divagare si può intuire quanto quello che il convoglio militare sta trasportando non sia un oggetto, ma un'entità molto probabilmente, considerando il luogo da cui è uscita, di origine aliena. Dopo lo scontro tra l'auto con a bordo i due affiatati sposini e i mezzi militari, dalle parole si passa alle immagini. Le inquadrature, le luci, l'atmosfera e l'ambientazione sono pazzesche, la tensione cresce quando viene fatto recapitare ai militari sopravvissuti all'incidente l'ordine in base al quale se il carico risulta compromesso si deve obbligatoriamente ed immediatamente allontanarsi il più lontano e il più in fretta possibile.
Troppo tardi. La misteriosa entità si è liberata dal container. Anche lo spettatore adesso può vederlo e quindi subito comprendere che si tratta di uno zombie. Affamato, morde il collo di un malcapitato militare, lo zombie è forte, veloce e incredibilmente intelligente alla faccia dello stereotipo o degli zombie cinematografici del maestro George Romero che Zack Snyder ha già maneggiato con cura nel 2004 in L'alba dei morti viventi, remake del film Zombi del 1978.
Anche i due militari protagonisti vengono presi a morsi, ad uno dei due viene brutalmente staccata una mascella e il sangue schizza sullo schermo. Morti, ma solo per qualche secondo, perché subito riaprono gli occhi, sono di un putrido giallo. Si rimettono in piedi e affiancano il loro carnefice sul promontorio che si affaccia sulle luci della città di Las Vegas.
Un sosia asiatico di Elvis Presley tiene il tempo ed inizia a suonare e cantare "Viva Las Vegas", scorrono i titoli di testa e con un esilarante montaggio si alternano immagini rallentate ed accelerate, la storia del racconto fa un notevole balzo temporale, espediente narrativo per mostrare e quindi istruire lo spettatore sull'apocalisse zombie avvenuta a Las Vegas e la conseguente misura restrittiva presa per arginarla, ovvero chiudere la città con muri improvvisati per intrappolare gli zombi all'interno di uno spazio definito. Tra morsi, esplosioni, spari alla testa, motoseghe e sangue che scorre a fiumi vengono anche presentati i personaggi protagonisti, mantenendo sempre una scorretta, ma efficace ironia. Lo stile, il modo e l'arma che usano per uccidere, pardon, fermare gli zombie suggeriscono elementi importanti nella loro caratterizzazione, nonché nozioni sul passato dei suddetti personaggi, capitanati dall'ex wrestler Dave Bautista che nello stesso spazio narrativo è protagonista persino della tragica fine della sua storia matrimoniale, la sua consorte infatti sacrifica la sua vita per salvare il resto della compagine di eroi.
Per me Army of Dead può finire qui, dopo solo 15 minuti di film, l'apocalisse zombie è stata arginata, i personaggi protagonisti sono salvi ed una bella bomba nucleare all'interno dello spazio recintato metterebbe la parola fine al problema. Un po' come accade in Up, il prologo vale l'intero film, ma a differenza del film Disney Pixar, l'ultimo lavoro di Snyder tende ad ingannare lo spettatore con i suoi primi 15 minuti semplicemente da fuori di testa, creando la falsa aspettativa, per ritmo, trama, atmosfera e ambientazione di una proposta cinematografica nuova, creativa e originale. Il film, invece, prende le sembianze di un heist movie contestualizzato in un atipico zombie movie, quando il ricco proprietario di un casinò giapponese Bly Tanaka ingaggia Scott Ward (Dave Bautista) per recuperare 200 milioni di dollari dal caveau del suo casinò, in piena zona di quarantena invasa di zombie, prima che Las Vegas venga completamente distrutta da una testata nucleare.
Come spesso mi sta capitando, ultimamente trovo poco originali i film che decido di vedere. Mi aspetto colpi di scena, finali ad effetto e spesso finisco per rimanerci deluso. A volte spero addirittura in una deriva comica tanto da giustificarne i difetti narrativi o gli espedienti, ovvero colpi di regia fallimentari. Poi mi capita di vedere, senza nessuna aspettativa, Army of dead su Netflix e come accaduto anche per la visione di un'altra esclusiva Netflix, Love and monsters, finisco quasi per distrarmi dalla visione e dalle logiche narrative del film in questione per giocare ad individuare riferimenti cinematografici o videoludici, impliciti o espliciti, citazioni più o meno dichiarate che confermano la mia tesi e fanno sorgere il ragionevole dubbio: "ma questa scena mi ricorda qualcosa".
Al netto, inoltre, dell'ottimo comparto grafico e visivo, Army of Dead, al contrario del prologo, nel suo lento procedere, precipita nell'abisso della banalità, diventando scontato, prevedibile e poco originale. Scott Ward come in Suicide Squad mette su una squadra per affrontare una missione semplicemente suicida, Tanaka ha solo imposto la condizione che in missione con Scott e la sua banda di pazzi ci sia presente un suo uomo fidato, non stupisce se la sua presenza nasconde un doppio fine. Il tempo come sempre stringe, ma c'è comunque il modo di intavolare dialoghi e situazioni sentimentali, inutili e incongruenti, improbabili amicizie e chissà perché quando si creano squadre c'è sempre la figura del caratterista, ovvero colui che cerca di creare empatia o simpatia agli occhi dello spettatore per potenziare emotivamente il momento della sua dipartita che non avverrà subito, perché la prima morte spetta sempre al più antipatico o presuntuoso della compagnia. Il lancio della testata nucleare incombe e Las Vegas sarà solo un brutto ricordo come in La città verrà distrutta all'alba. Solo gli zombie esulano dal discorso poiché essendo di matrice aliena sono forti, veloci, ma soprattutto intelligenti. Si coalizzano tra loro, sono capaci di creare un pseudo agglomerato urbano, civile e sociale, provano sentimenti (rabbia, ma persino amore) ed addirittura si riproducono, nel senso che possono proprio concepire neonati zombie. Sarà che Zack Snyder non si è ancora disintossicato dai film dei supereroi, ma Army of Dead perde di credibilità a causa del suo tentativo di stravolgimento del genere che va oltre il concepibile fantascientifico. Il vero zombie alla fine è lo spettatore, dopo due ore e mezza di visione di un film che a causa anche dell'inserimento di altri elementi osceni (Spoiler - quali la tigre o il feto zombie) rischia di risultare inesorabilmente Trash.
VOTO: 1 STELLA!
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